Il Governo vuole imporre una tassa sugli animali domestici?

Sui blog e sui principali social network, l'inquietante messaggio rimbalza da giorni di bacheca in bacheca, raccogliendo commenti indignati da parte degli amanti degli animali. Il nuovo premier Monti, infatti, considererebbe gli animali domestici come "beni di lusso" e quindi oggetto di possibile tassazione: «La ringraziamo, professor Monti, perché in questo modo lei sarà complice dell'aumento degli abbandoni, delle uccisioni e della sofferenza di tante povere bestie, che o saranno abbandonate da chi non può permettersi ulteriori spese, o non verranno mai e poi mai adottate da un canile». La bufera infuria però nessuno si prende la briga di andare alla radice per controllare che non si tratti di una semplice bufala: e, come tante altre volte, la conferma della falsità della notizia arriva semplicemente andando a fondo della notizia. Non è in discussione, infatti, alcuna legge sugli animali domestici. Con tutta probabilità, il tam tam di disinformazione ha avuto origine solo dal fraintendimento di alcuni articoli delle scorse settimane, in cui si citava l'inserimento, dal febbraio 2012, delle spese veterinarie nel nuovo redditometro sperimentale. Ma evitiamo anche questa volta di dare ascolto alle chiacchere da bar e cerchiamo di capire. Lo stesso Attilio Befera, l’attuale direttore dell'Agenzia delle Entrate, ha ribadito in un articolo che la spese veterinarie sono una delle cento voci presenti nel nuovo sistema e con una bassissima percentuale di valutazione. Ovvero, se un italiano spende 1.000 euro dal veterinario ma non ha un Suv, non va alle Maldive, non frequenta tutte le settimane centri benessere e non spende 500 euro per cenare fuori casa non è di certo da considerarsi ricco. In un contesto del genere, sempre per tranquillizzare, anche la classica signora anziana pensionata al minimo, che mantiene e cura a sue spese la colinia felina del proprio cortile non cadrà nelle grinfie dell'esattore. Lo scopo dei controlli è stanare chi evade, non chi ha un animale che dovrebbe (si spera) essere già censito per altre vie, quindi, non il proprietario stesso ma il veterinario; se dal redditometro risulta che i cittadini denunciano spese, per ipotesi, di 2 miliardi di euro dal veterinario e dalle dichiarazioni dei redditi della categoria vi sono introiti per solo 1 miliardo, qualcuno chiederà ai professionisti: «Dove sono finiti gli altri soldi?». In conclusione, potete stare tranquilli: il vostro cane o il vostro gatto non sono un bene di lusso, ma solo una grande quantità di “bene”, tutto per voi!
Erica Lampognani