A cena da una famiglia musulmana. A tavola, il tema è la lapidazione, ecco il parere di diverse generazioni a confronto

È calmo Osama Sayed mentre mi apre i principi della sua religione, spiegandomi un Islam troppe volte colpevolizzato prima di essere conosciuto. «In uno Stato perfetto nessuno ruberebbe perché lo stato gli darebbe di che vivere. Ora, questo stato non esiste quindi queste pene non dovrebbero essere applicate. Ricordi Gesù e Maria Maddalena? Chi è senza peccato scagli la prima pietra. Sicuro, gli uomini che la stanno lapidando non sono senza peccato». E come chi lapida Sakineh non è perfetto e quindi non potrebbe farlo, allo stesso modo l'Occidente non ha la purezza per lapidare gli Stati arabi. «Quando è stato bombardato l'Iraq dov'era l'umanità di un occidente che ora vuole salvare Sakineh?» continua Engi, la giovane figlia di Osama: «anche noi siamo contrari alla lapidazione di quella donna, ma penso anche che l'Occidente potrebbe prima risolvere i suoi problemi: gli interventi militari non sono meno pericolosi di una lapidazione». E intanto, Italia e Francia rimangono accanto agli Usa in Iraq, mentre la folla trova più gusto a difendere una giovane mamma piuttosto che un intero popolo sotto assedio. «La verità è che è tutto uno strumento per far parlare i giornali» continua Osama, incalzato da Engi: «e poi tra qualche settimana nessuno penserà più a lei e tutti andranno a letto tranquilli, sia che l'abbiano giustiziata, sia che sarà salva». E mentre sono a parlare con loro, mi ricordo di una guerra in corso sul suolo iracheno, e di una bomba che forse avrà ucciso ben più di una Sakineh.

Elisa Murgese