Il credito d’imposta per chi investe in pubblicità, un’opportunità per rilanciare la propria azienda

Dal 2018, imprese e professionisti che investono in campagne pubblicitarie sulla stampa periodica, anche su web potranno godere del beneficio di un credito d’imposta fino al 90% dell'importo investito

Chi potrà beneficiarne? E quali spese pubblicitarie sono agevolate?
La novità è contenuta in un emendamento alla Manovra correttiva 2017 approvato dalla Camera dei deputati. Con la nuova norma, a partire dal 2018, viene introdotto un bonus sotto forma di credito d’imposta, che sarà calcolato come differenza con l’ammontare degli investimenti effettuati da imprese e professionisti sugli stessi mezzi di informazione nell’anno precedente e sempre che quelli dell’anno oggetto di agevolazione siano almeno superiori dell’1% a quelli dell’anno prima.
Se per esempio, nel corso del 2017 un’azienda ha sostenuto spese pubblicitarie sui giornali pari a 10.000 euro, per poter godere dell’agevolazione è necessario che nel 2018 la stessa azienda investa 10.100 euro. Il credito d’imposta sarà calcolato sui 100 euro aggiuntivi di spesa pubblicitaria.
L’aliquota del credito d’imposta è pari al 75% della somma incrementale degli investimenti effettuati, ma può arrivare fino al 90% nel caso in cui le spese di pubblicità siano sostenute da microimprese, piccole e medie imprese e start up innovative.
 

Chi può usufruire dell’agevolazione?

I destinatari della norma sono “le imprese e i lavoratori autonomi”. Dall’interpretazione letterale della norma si suppone dunque che il credito d’imposta potrà essere richiesto dalle imprese a prescindere dalla loro forma giuridica e dai lavoratori autonomi come i liberi professionisti con albo e senza albo.
Ricordiamo che per i liberi professionisti con albo la pubblicità informativa avente ad oggetto l’attività delle professioni regolamentate, le specializzazioni e i titoli posseduti, la struttura dello studio professionale, i compensi richiesti per le loro prestazioni professionali è ammessa con ogni mezzo. E questo, grazie alle liberalizzazioni avvenute negli ultimi anni per le libere professioni. 

Quali sono le spese pubblicitarie agevolabili?

 L’agevolazione si applica agli investimenti in campagne pubblicitarie sulla stampa quotidiana e periodica, sulle emittenti televisive e radiofoniche locali, analogiche o digitali. Dalla lettura della norma, non si evince nessun limite sugli strumenti pubblicitari che possono essere usati. La scelta dello strumento pubblicitario infatti può cadere su un canale scritto che visivo, sia locale che nazionale, sia analogico che digitale.
 

Come si calcola il bonus?

Per il calcolo del credito d’imposta, occorrerà fare il confronto tra gli investimenti sostenuti nell’anno 2017, ad esempio e quelli del 2018. Quindi, superato il confronto, in caso di esito positivo (cioè se nell’anno n+1 si è investito l’1% in più), sul valore incrementale degli investimenti effettuati occorrerà applicare l’aliquota del 75% o del 90%.
L’importo del credito d’imposta così determinato andrà inserito nel quadro RU della dichiarazione dei redditi e potrà essere utilizzato in compensazione mediante il modello di pagamento F24.
 
Fonte www.fisco7.it

AGGIORNAMENTO IMPORTANTE – crediti anche per investimenti nel 2017

 Con il Collegato fiscale, il bonus pubblicità allarga il raggio di azione. Due le novità: l’incentivo fiscale potrà essere fruito da imprese e professionisti anche per gli investimenti sui giornali digitali; si allunga, inoltre, il periodo in cui è riconosciuto il vantaggio fiscale, che riguarderà gli investimenti effettuati dal 24 giugno 2017. 
Sono queste le modifiche apportate dal Collegato fiscale alla legge di Bilancio 2018 (D.L. 16 ottobre 2017, n. 148) alla disciplina del credito d’imposta per gli investimenti pubblicitari, istituito dalla Manovra correttiva 2017.

Chi sono le PMI

Poiché la misura del beneficio varia in base alla dimensione dei soggetti beneficiari, sembra utile ricordare che ai sensi del regolamento (UE) n. 651/2014 e del decreto del Ministro delle Attività produttive 18 aprile 2005, sono considerate:
- microimprese le imprese che hanno meno di 10 occupati e un fatturato annuo oppure un totale di bilancio annuo non superiore a 2 milioni di euro;
- piccole imprese le imprese che hanno meno di 50 occupati e un fatturato annuo oppure un totale di bilancio annuo non superiore a 10 milioni di euro;
- medie imprese le imprese che hanno meno di 250 dipendenti e un fatturato annuo inferiore a 50 milioni di euro o un bilancio inferiore a 43 milioni di euro.
Fonte www.ipsoa.it