Aperte ufficialmente le porte del primo cannabis shop di Melegnano

L’inaugurazione di Be Hempy scatena la comunità: ecco le ragioni del sì e quelle del no

Le ragioni del sì e del no a Melegnano

Le ragioni del sì e del no a Melegnano favorevoli o contrari al primo cannabis shop melegnanese?

Inaugurato ufficialmente sabato 15 settembre 2018 il primo cannabis shop di Melegnano, in via Monte Grappa 1. Dopo un mese di prova "Be Hempy", questo il nome del negozio, ha quindi dato il via alla propria attività.

Per capire meglio di cosa si tratta bisogna anzitutto chiarire cosa sono questi cannabis shop, detti anche grow shop: in generale sono negozi specializzati nella vendita di attrezzature per la coltivazione della cannabis sativa – detta anche cannabis light o canapa comune/utile – ma si possono distinguere a seconda della tipologia di prodotti venduti. Si hanno quindi head shop, specializzati in articoli per fumatori (come accendini, vaporizzatori, cartine); seed shop che vendono essenzialmente semi e attrezzature per la coltivazione della canapa utile; smart shop che sono rivenditori di integratori e composti di origine naturale o sintetica a base di canapa con livelli di tetraidrocannabidiolo (o Thc) inferiore al limite fissato dalla legge; ed hemp shop dedicati alla vendita di prodotti derivati dalla canapa (tra cui prodotti alimentari, cosmetici e capi d’abbigliamento). In Italia la distinzione non è così netta, ma il punto in comune tra le diverse tipologie è quello di vendere prodotti derivati dalla cannabis sativa, cioè quelli con un livello di Thc inferiore allo 0,6% che è il limite di principio attivo superato il quale non è più possibile parlare di cannabis light, ma occorre parlare di stupefacenti.

Ed è proprio sulla poca chiarezza relativa a questi aspetti e alla differenza fra cannabis come stupefacente e cannabis light che la cittadinanza melegnanese si spacca fra chi è a favore e chi è contrario a questo tipo di attività e alla vendita di questi prodotti.
Fra chi è totalmente contro si va dal classico «Siamo proprio alla deriva se vi entra gente a comprare! Bisogna essere fuori di testa per usare certi prodotti» o «Dove siete così giro alla larga?! Ci credo che il mondo va male. Chi è il disgraziato che vi ha dato il permesso di aprire?», fino a chi ritiene il proprio punto di vista valido per tutta la comunità melegnanese con affermazioni del tipo «Ci mancava anche questa a Melegnano, non ci sono parole, aprire un negozio del genere! Poi ci credo che i ragazzi al giorno d’oggi sono così! Io sono contro tutti gli usi della cannabis e a Melegnano la maggior parte della gente la pensa come me, visto che ho origini “meregnanine”. E forse qualcuno dimentica che se esce da un negozio con un prodotto e viene fermato è perseguibile per legge per detenzione di stupefacenti anche se sono inseriti in creme, perché non si può tenere anche se voi potete venderla». Poi c’è chi afferma che i prodotti a base di canapa andrebbero adoperati solo in ospedale: «Chi è malato deve andare dal medico. Se un giorno sarò malata o depressa, dubito che mi verrà in mente di entrare nel vostro esercizio; personalmente dubito pure sull'efficacia e se sarà così allora venderete acqua fresca e illuderete gli acquirenti. Concludendo non mi ispirate fiducia, non credo che sarete un valore aggiunto al commercio di Melegnano; non mi piace il nome del vostro negozio, che mi pare abbiate scelto proprio per indurre un certo tipo di curiosità…».

Ma non mancano opinioni che, pur restando contrarie a questa tipologia di commercio, denotano una certa informazione di base sulla materia: «Bisogna stare attenti alle cose che ci rilassano, se hanno effetti terapeutici importanti dovrebbero essere venduti dietro prescrizione medica e bisognerebbe andarci cauti. Siamo all'inizio della sperimentazione sulla popolazione su larga scala e non ci sono studi approfonditi in merito. Se ci sono effetti terapeutici vanno controllati, perché nella terapia non esiste il “fai da te” e l’informazione dovrebbe essere a 360 gradi per tutti. I farmaci che agiscono sul sistema nervoso centrale (Snc) e danno rilassamento sono prescritti e ben controllati e questo deve valere anche per la cannabis light, che come tutti i prodotti ha effetti collaterali solo che non sono specificatamente controllati; altrimenti la gente pensa di entrare in una normale erboristeria che vende prodotti innocui, cosa che questi non sono. Se un medico prescrive oppiacei o altri farmaci che agiscono sul Snc per una  terapia del dolore mi sta bene, ma mi chiedo come verrà controllato l’uso della cannabis che vendete? Chi  controlla gli effetti se viene fumata? Perché qui non stiamo parlando solo di pomate, creme, e simili e capite che se l’acquisto può essere fatto in modo libero da chiunque la cosa preoccupa un po’. La vendita di cannabis light permette a ogni singola persona di acquistare un prodotto che agisce sul sistema nervoso centrale a vari livelli e in diversi modi pur non essendo un allucinogeno. Quello che non è chiaro è che sono sostanze che agiscono sul sistema nervoso e sono quindi equiparabili a prodotti farmaceutici come gli ansiolitici e gli oppiacei, prodotti di pari efficacia per i quali però è necessaria una ricetta medica e possono essere acquistati solo in farmacia. Perciò il problema non sta nell'efficacia o meno del prodotto ma nell'uso improprio e non regolamentato che se ne può fare perché per la cannabis sativa al momento non c’è alcun controllo medico. Una volta che ognuno di noi ha capito questa cosa, può decidere come meglio crede».

Poi c’è chi resta più neutrale, sottolineando comunque la necessità di controlli da un punto di vista medico-scientifico: «Tutte le sostanze possono avere effetti positivi o negativi sul benessere fisico, in realtà bisognerebbe fare molta attenzione anche quando si entra in erboristeria perché anche le sostanze naturali se associate magari ad altri medicinali possono avere controindicazioni. Certo in un negozio di cannabis sativa forse sarebbe utile la presenza di un medico o di un professionista certificato che conosca a fondo la materia per evitare possibili sgradevoli conseguenze», un aspetto che accomuna anche chi pensa di non utilizzare questi prodotti: «Io forse non sarò un cliente di questo negozio, ma prima di sparare a zero è sempre bene informarsi».
Quanta informazione c'è in merito?

Quanta informazione c'è in merito? Favorevoli o contrari, è necessaria una maggior informazione e un supporto medico per dare maggiori garanzie

E, ovviamente, ci sono le “ragioni del sì”. Anche in questo caso va sottolineato come non manchino i più cauti e come invece ci siano già gli entusiasti; come del resto si comprende che – anche fra chi è favorevole o almeno non totalmente contrario – permanga una certa confusione: «Esiste il libero arbitrio, se uno vuole farne uso ne fa altrimenti no. Non c’entra niente averne la disponibilità o meno. Non mi pare che dagli anni Settanta fino a oggi ci fossero negozi, eppure c’è chi ha fumato e chi no. Non vedo il dramma!».

Evidente anche in questo caso come non ci sia chiarezza informativa, ad esempio in merito alla differenza fra cannabis sativa e cannabis indica. A livello storico la prima classificazione è stata fatta da Jean-Baptiste Lamarck, biologo francese che nel 1785 aveva osservato le differenze fra le colture di canapa europee (che non davano alterazioni mentali nell'utilizzo) e quelle presenti in India da cui invece derivavano invece l’hashish (dalla resina) e la marijuana (da foglie e fiori essiccati). Dalle differenze osservate  coniò le due definizioni: cannabis indica per quella indiana e cannabis sativa per quella europea. La cannabis sativa, da cui tra l’altro deriva anche la fibra tessile, ha effetti stupefacenti molto ridotti rispetto a quella indica; questo perché, come hanno spiegato a 7Giorni i proprietari di "Be Hempy": «La cannabis sativa contiene un principio attivo, che si chiama cannabidiolo (o Cbd), che però non ha le proprietà del Thc e non è quindi uno stupefacente. Ha invece proprietà che favoriscono soprattutto il rilassamento e il sonno. L’olio di Cbd da mettere in gocce sotto la lingua, ad esempio, non influisce sull'umore o sulle facoltà mentali ma è un integratore che ha proprietà anti-spasmodiche, anti-psicotiche, anti-convulsivanti e neuro protettive. Contribuisce a rilassare i muscoli e il corpo alleviando lo stress quotidiano e rendendo il sistema nervoso più resistente agli stimoli esterni».

In effetti tra chi è favorevole alla vendita e all'utilizzo di questi prodotti le opinioni sono molteplici proprio in merito agli effetti benefici a livello terapeutico e passano da un secco «Ma perché tutti questi pregiudizi, mio figlio soffre di epilessia e prendendo il Cbd sta molto meglio!», a chi afferma «Finalmente i derivati della canapa vengono utilizzati per curare e attenuare dolori cronici, fra cui quelli causati dal cancro in fase terminale. Vedo gli effetti benefici di questi prodotti sui pazienti terminali ogni giorno, forse  chi è contrario non guasterebbe un giro in corsia…», a chi si dichiara assolutamente favorevole (famiglia compresa) e a chi dice «Ormai le persone si informano per stare bene senza prendere robe chimiche. Il Cbd è naturale ed è totalmente legale, tanto che lo vendono pure le case farmaceutiche a persone che stanno male, hanno tumori o altre malattie gravi e degenerative». Qualcuno specifica meglio: «La canapa medica in uso per le malattie è quella ad alto contenuto di Thc (sostanza che “sballa”), mentre quella in libera vendita non contiene quasi il Thc e questo non la rende adatta all'uso medico perché non avendo questo principio attivo non ha funzione terapeutica specifica sulle malattie gravi. L’argomento lo conosco molto bene, si parla di cura perché in Italia quella che fino a ieri era considerata droga oggi è un medicinale per pochi e importato per lo più dall'Olanda. Il problema è la scarsa informazione e il fatto che le cose non vengono spiegate come dovrebbero».

C’è poi chi ribatte: «Il fatto che qualcuno non conosca gli studi relativi alla cannabis non significa che non siano stati fatti. La verità è che chi ha interessi in ballo, come le case farmaceutiche, cerca di demonizzare la cannabis in ogni sua forma. Ci sono pubblicazioni scientifiche, sorrette da ricerche nate dalla collaborazione tra alcune delle università più famose al mondo. Alcune delle scoperte mediche più importanti sono state fatte nel 2011, ma poche settimane fa uno degli istituti di ricerca sul cancro ha affermato, senza ombra di dubbio, che le capacità della pianta di combattere il cancro sarebbero importanti se solo si investisse di più sulla ricerca (salvo poi riportare un link dove si legge chiaramente: «Su molti aspetti, i dati sono ancora insufficienti per pronunciarsi positivamente o negativamente sulla cannabis» Ndr)».

Probabilmente la posizione da tenere più in considerazione è quella di chi dice: «Come in tutte le cose serve il buonsenso, anche il sale se usato male ha controindicazioni, il caffè se ne bevi dieci al giorno non fa bene eppure sono di libera vendita, per non parlare degli alcolici o del tabacco. Come mai non si avverte nella società la stessa paura anche per queste sostanze che sono consumate dalla maggior parte della popolazione?» e di chi si domanda: «Ma potrebbero mai aprire un negozio pubblicizzandolo e vendendo roba per cui poi potrebbero arrestarti?» e di tutti quelli che affermano: «Prima di giudicare informatevi, chiedete che tipo di attività avete davanti, discutetene con i proprietari in modo civile e intelligente. Che una persona esprima il proprio parere ci sta, ma inveire a prescindere contro un’attività non va bene; è giusto informarsi. Anche perché gli usi della cannabis sono molteplici e scandalizzarsi davanti all'insegna di un locale con un nome di cui non si sa nulla non ha molto senso, si può invece chiedere di cosa si occupa per capire meglio».
I soci di Be Hempy

I soci di Be Hempy Marco Mascolo e Davide Ganzerli

Ai dubbi rispondono comunque i due soci di "Be Hempy", Marco Mascolo e Davide Ganzerli: «Anzitutto per ogni prodotto che vendiamo c’è un foglio clinico che dà tutte le spiegazioni del caso, ma dobbiamo sottolineare che la cannabis light non va presa dal punto di vista medico-terapeutico quanto più sotto l’aspetto erboristico. Gli studi in merito ci sono e non sono solo quelli recenti, inoltre anche nell'ambito medico la ricerca ha chiarito che ci sono dei risultati positivi sull'uso della cannabis per varie patologie e dal canto nostro ci stiamo organizzando per dare assistenza medica dedicata fatta da dottori specializzati proprio nelle terapie con cannabis. La percentuale di Thc, cioè la sostanza psicoattiva contenuta nella cannabis, è pari allo 0,2% nella qualità sativa mentre è del 30% in quella usata come stupefacente, quindi le due cose non vanno paragonate né confuse. Poi è lecito avere dei dubbi, ma come altre cose più dannose (come alcolici e burro) tutto sta nella quantità consumata. Siamo d’accordo che occorra fare chiarezza, soprattutto sulle quantità che vanno regolarizzate anche in questo ambito».

Due le questioni che emergono fortemente. La prima riguarda il fatto che la vendita di questi prodotti sia o meno legale e in merito la legge a cui fare riferimento (ovvero la 242/2016 entrata in vigore il 14 gennaio 2017 e la successiva Circolare del Ministero dell’Agricoltura del 23 maggio 2018) non permette ma nemmeno vieta esplicitamente la vendita di cannabis light, a patto che non si violino le normative sanitarie. Deve infatti essere chiaro che non si tratta di medicinali, prodotti alimentari normalmente intesi o prodotti da combustione (come deve essere indicato sulle confezioni dei prodotti stessi). Quello che si è sfruttato è un vuoto normativo che ha consentito il proliferare di queste attività. In merito alla vendita si era anche espresso con parere contrario il Consiglio Superiore della Sanità: «[Il Consiglio] ritiene che la pericolosità dei prodotti contenenti o costituiti da infiorescenze di canapa non può essere esclusa. Il consumo avviene al di fuori di ogni possibilità di monitoraggio e controllo della quantità effettivamente assunta e quindi degli effetti psicotropi che questa possa produrre, sia a breve che a lungo termine».

La seconda è la grande confusione in materia indipendentemente dall'essere pro o contro la vendita e l’utilizzo della cannabis sativa. Da cui si deduce la necessità non solo di una regolamentazione delle quantità, a cui gli stessi proprietari di "Be Hempy" si sono dichiarati favorevoli, ma anche della presenza di un medico qualificato che affianchi nella vendita in modo da dare delle garanzie in merito all'acquisto e all'uso del prodotto più idoneo e nelle modalità più corrette. E tenendo conto che oggi sono oltre 400 i punti vendita di cannabis light in Italia, per un giro d’affari stimato intorno ai 40 milioni di euro, una maggior informazione insieme a un controllo da parte di esperti sarebbero certamente apprezzabili. Anche a fronte di studi che dimostrano come l’aumento del consumo di cannabis light comporti una significativa erosione (si parla di circa un terzo) della “quota di mercato” nelle mani delle narco-mafie, perché garantendo una maggior sicurezza, il volume d’affari sottratto alla criminalità potrebbe anche diventare maggiore senza recare danno a chi decide di fare uso di questi prodotti.
Elisa Barchetta