Centri massaggi a luci rosse, è exploit a Milano

Un terzo dei centri benessere è in mano a cinesi e thailandesi, e qui si concentra la maggior parte di attività legate alla prostituzione: aprirli è semplice, farli chiudere molto meno

Monopolio cinese dei centri massaggi a luci rosse

Monopolio cinese dei centri massaggi a luci rosse

I centri massaggi a luci rosse sono facili da individuare, ma in sei anni solo 20 hanno chiuso

A Milano si può trovare un centro benessere ogni 1200 persone e aprirne uno è molto semplice, anche per questo motivo, accanto a quelli professionali  si sono diffusi a macchia d’olio pure i centri massaggi di dubbia origine.  Un terzo del totale è di proprietà cinese o thailandese, ed è proprio in questo caso che affiorano attività legate alla prostituzione. Il boom di tali centri massaggi “a luci rosse” è iniziato almeno una decina di anni fa, subendo un arresto  nel 2012, quando la legge regionale 3/2012 introdusse l'equiparazione tra centri estetici e "bio-naturali". Prima di allora, per aprire centro legato al benessere della persona, bastava infatti compilare un modulo da inviare allo sportello per le attività produttive, e solamente nel caso dei centri estetici era necessario possedere dei requisiti professionali. Ma la legge che si era rivelata tanto utile in questa lotta alla prostituzione ebbe vita (molto) breve, venendo abrogata nel 2013. Con una tale liberalizzazione e l’assenza di controlli approfonditi delle attività, “i centri del sesso” si sono triplicati. Non è necessario essere un arguto osservatore per mettere in pratica un distinguo tra i centri estetici professionali e i centri massaggi orientali che danno lavoro a un altro tipo di “professioniste”. I centri a luci rosse hanno le vetrine ricoperte interamente da carte da parati o pannelli colorati che ne impediscono la visione all’interno, luci al neon un po’ ovunque, insegne luccicanti che recitano “aperto tutta la notte”. Sono tanti, distribuiti in ogni zona della città, da Città Studi a Maciachini, un giro da affari da milioni di euro legato ad attività illegali difficili da contrastare: Dal 2008 al 2014, 78 centri massaggi sono stati sottoposti ad indagini, ma di questi solo 20 hanno chiuso i battenti. Niente guardando ai numeri in totale, basti pensare che solamente i centri massaggi cinesi sarebbero tuttora ben 606. La difficoltà risiede nel dimostrare l'effettivo svolgimento della prostituzione: bisogna agire sotto copertura, con gli agenti che, fingendosi clienti, effettuano filmati o registrazioni nelle quali la “massaggiatrice” offre un listino prezzi secondario, che spesso comprende un rapporto sessuale completo. Il primo passo per contrastare questo fenomeno, come ha proposto il Presidente della Commissione antimafia del comune di Milano, potrebbe essere vietare l’attività dei centri massaggi 24 ore su 24, obbligandoli a chiudere alle ore 20, ma pare ben poco.