Milano, il successo del “cenone sospeso” e la candidatura dell’Expo ad accogliere i senza tetto

Il boom dei cenoni organizzati da cittadini e associazioni benefiche rinforza le azioni del Comune a sostegno dei senza tetto

Il cenone sospeso e le proposte del Comune per aiutare i “senzatetto”

Ieri sera, a Milano, grande successo e partecipazione per le feste nei centri di accoglienza e i c.d. “cenoni sospesi”. Organizzazioni benefiche, volontari, gestori di locali hanno orchestrato un capodanno di solidarietà per migliaia di bisognosi. Dalle feste nei centri di accoglienza ai cenoni gratuiti offerti da alcuni ristoratori milanesi, la “gran Milan” non si è tirata indietro.
Se il volontariato dimostra un’energia inarrestabile nel soccorrere le persone in difficoltà, le istituzioni provano a stare al passo con i propri cittadini. A dicembre, durante la seduta della Commissione consiliare Politiche sociali e Servizi per la Salute e Volontariato, l’assessore alle politiche sociale Pierfrancesco Majorino ha chiesto l’utilizzo dei 500 posti del campo base Expo dio Rho Pero ai liquidatori della struttura al fine di poterla utilizzare per l’accoglienza di persone in grave emergenza abitativa: senza fissa dimora, persone sole e nuclei familiari sfrattati per morosità. Il Comune fa sapere di essere al lavoro anche su un secondo progetto che coinvolgerebbe l’ex ospedale di Garbagnate. Vedremo come finirà.
Il campo base ha una capienza di circa 600 posti e ha lavorato a pieno ritmo per l’Expo a partire dalla primavera 2014 (fonte: Sito expo.rai.it). Creato per gli operai dell’esposizione universale, sarà ora il rifugio di chi il lavoro non ce l’ha. Ma almeno un elemento comune con i precedenti inquilini della struttura c’è: se la richiesta del Comune verrà accolta, troveranno rifugio al campo base persone in cerca di un presente migliore e provenienti da tutta Italia e non solo.
Secondo i dati degli enti operanti nel settore, una ventina di altre strutture, spesso solo temporanee, riescono a offrire circa 2780 posti letto, di cui solo il 16% per le donne. Alcune saranno aperte quest’anno per la prima volta, come l’ex scuola di via Pizzigoni, i centri comunali di via Lombroso e di corso di porta Vigentina e alcuni centri per anziani. Anche il Palasharp, un’icona per tutti i milanesi sopra i 35 anni, all’interno delle sua recente storia tormentata tra richiedenti asilo e destinazione a moschea, trova ora una nuova identità offrendo rifugio ai senzatetto.
Oltre alle strutture sopra citate, la nostra metropoli ospita anche la Casa dell’Accoglienza Enzo Jannacci, che da quest’anno ha raggiunto la capienza di quasi 500 posti letto e il Centro Aiuto Stazione Centrale che orienta le persone italiane e straniere senza dimora e in stato di bisogno affinché possano accedere ai servizi socio assistenziali presenti in città. Il volontariato permette poi l’operatività di 24 unità mobili su mezzi pubblici o notturne, di cui 2 con medici o infermieri. Ancora sul fronte dell’assistenza sanitaria, è da quest’anno partita la sperimentazione della tessera salvavita per i senza tetto. Associata a un braccialetto rosso, contiene tutti i riferimenti utili alla salute del portatore e in situazioni di emergenza e di patologie complesse diventa un vero e proprio salvavita.
Sempre secondo i dati forniti dagli enti del settore, i senza tetto che gravitano intorno a Milano sarebbero quasi 3000, mentre i senza fissa dimora più di 12000. Più della metà proverrebbe da fuori Milano e il 70% sarebbe di origine straniera.
Il dato è in dissonanza con l’evidenza empirica di un articolo di  Giulio Carnevale corredato da un video girato una notte di dicembre nel centro di Milano seguendo l’associazione Pro tetto Milano. I senza tetto incontrati, provenienti spesso da altre città nella convinzione che Milano offra le migliori possibilità di trovare accoglienza e aiuto, erano per la stragrande maggioranza italiani. L’apparente contraddizione con le statistiche ufficiali trova una possibile spiegazione nelle dichiarazioni degli intervistati. La loro percezione, e pare anche esperienza, è che le istituzioni abbiano predisposto per gli stranieri percorsi di aiuto e strutture di accoglienza più efficaci.
Il Comune sta quindi cercano soluzioni a un fenomeno complesso anche solo da comprendere e analizzare, ma soprattutto diffuso e doloroso. L’Expo è stato anche un simbolo di incontro e coinvolgimento. Speriamo conservi nei letti del campo base, un po’ delle speranze che l’hanno animato.
Autore: Antonella Jannelli