«Ho vinto sull’odio per fare spazio all’amore per i miei figli, entrambi, all’amore per la mia famiglia tutta»

Il 29 gennaio 2011 moriva Andrea De Nando investito all’uscita dell’oratorio, la mamma Elisabetta pubblica un post conciliante sulla sua pagina Facebook

Abdrea De Nando

Abdrea De Nando

«Sette anni fa in un giorno maledetto che segnava il numero 29, perdevo mio figlio Andrea e da allora, parlando di me mi definisco una mamma fortunata.Un paradosso voluto ma sono effettivamente una mamma alla quale il destino ha voluto risparmiare un dolore più atroce .
Mio figlio Cristian e il loro amico Daniele che attraversavano quell’incrocio, si sono salvati dalla violenza assassina di una vettura che viaggiava al doppio della velocità consentita, e che prima di impattare contro il corpo del mio bambino metteva in atto tutta una serie di comportamenti scellerati alla guida tutti in spregio al codice della strada. Questo sta scritto sugli atti, sulle dichiarazioni , fino all’ultima sentenza della Cassazione giacché non ci e’ stato risparmiato proprio nulla. Avrei mille domande da fare a questo signore e alla sua amata compagna ma non mi e’ possibile e forse non lo sarà mai. Io, per fortuna e per una grazia grandissima che si chiama giustizia riparativa mi sono liberata da quella spirale di odio, violenza e rabbia che mi teneva legata al signor C.A. , prigioniera di un sentimento più forte del dolore della perdita ...
Abbandonate quelle catene impedii al male di fare ulteriore scempio sulla mia vita e sulla vita di chi mi stava accanto e che stavo massacrando lentamente e inesorabilmente. Colpevole sono stata quindi anche io di aver compiuto il male e di non aver avuto l’intelligenza di capirlo per 4 lunghi anni in cui esistevo io, io soltanto e il mio dolore. Null’altro. Dopo 7 anni il dolore non ha perso di intensità ma e’ così dolce che mi tiene ora compagnia dal primo all’ultimo istante della giornata .
Sono cambiata io perché finalmente invece di imprecare e chiedere al cielo perché PROPRIO A ME? Ho trovato la capacità di girare quella domanda e di chiedere PERCHÉ NON A ME?
Visto che non ho nulla di speciale rispetto a tante altre persone. Ai detenuti che incontro in carcere , con molta umiltà ma anche con estrema chiarezza porto la mia storia e i miei occhi affinché imparino a guardarci dentro e scoprire, finalmente consapevoli, quanto dolore e disperazione e lacrime si sono lasciati alle spalle. Alcuni non se ne sono mai resi conto perché nessuno gli ha mai messo davanti questa semplice ma feroce realtà. Questo peso e questa nuova consapevolezza, come il Cauterio di un chirurgo, brucia ma risana con un processo lungo e doloroso per entrambi ma i cui risultati sono quasi sempre garantiti...Perché faccio questo? Per due motivi fondamentali : perché ogni volta che mi prendo cura di un detenuto mi prendo cura di me e perché ogni volta che parlo con uno di loro racconto ciò che per anni avrei voluto dire al signor C.A. e che non ho mai avuto la possibilità di fare. Ed oggi so che ho vinto io! Ho vinto sull’odio per fare spazio all’amore per i miei figli, entrambi, all’amore per la mia famiglia tutta e all’amore di quegli amici che mi hanno teso una mano durante la tempesta e che da allora non l’hanno mai lasciata. Ho vinto io.
E continuo a vincere ogni volta che riesco a restituire un po’ di tutto quell’amore, di quella solidarietà e di quell’aiuto di cui ho beneficiato e che ancora mi sommerge.
Buon compleanno in cielo Andrea»