La mamma di Andrea De Nando: «Voglio Perdonare chi ha ucciso mio figlio» |Video|

La decisione maturata dopo cinque anni di percorso, in nome della carità cristiana

Elisabetta Cipollone

Elisabetta Cipollone Mamma di Andrea De Nando investito e ucciso a Peschiera Borromeo il 29/01/2011

«Io posso perdonarlo ma la legge non lo deve fare mai»

Elisabetta Cipollone la mamma dello scomparso Andrea De Nando, il giovare ragazzo di Peschiera Borromeo, investito e ucciso il 29 gennaio 2011 - mentre insieme al fratello gemello attraversava la strada all’uscita dell’oratorio -  ha trasformato il proprio dolore in impegno sociale.  In questi anni infatti ha condotto con successo la campagna nazionale per l’introduzione dell’omicidio stradale,  ha partecipato in tutta Italia a eventi e manifestazioni per sensibilizzare l’opinione pubblica all’importante tema della sicurezza stradale, e raccogliendo un desiderio di suo figlio, si è prodigata insieme alla sua famiglia e agli amici di Andrea, per portare l’acqua nei villaggi del Corno d’Africa che non hanno accesso al bene primario alla base delle vita. Tramite i volontari del VIS (Volontari internazionali per lo sviluppo), i fondi  che ha raccolto sono già serviti a costruire 11 pozzi. Venerdì 18 dicembre, al Piccolo Circo dei Sogni di Paride Orfei, numerose associazioni di Peschiera Borromeo con il concerto di beneficienza dei Jazz Gospel Alchemy, hanno aggiunto un altro importante contributo per la costruzione del 12esimo pozzo in nome di Andrea. Il dolore, la rabbia, di una mamma hanno trovato sfogo in grandi gesti, ma qualcosa ancora non tornava per Elisabetta. Durante l’ultimo anno Elisabetta Cipollone ha partecipato ad un importante progetto Europeo dell’Associazione  Prison Fellowship: il Progetto Sicomoro. Un modello di Giustizia riparativa dove in nome della carità cristiana, si promuovo incontri per la riconciliazione fra vittime e colpevoli. Il Progetto Sicomoro prevede degli incontri, all’interno dell’istituto penitenziario, tra detenuti e vittime, per far loro comprendere tutte le implicazioni del danno causato. Scopo è quello di sanare le ferite e spezzare le catene che legano sia i prigionieri che le vittime, cosicché gli uni tornino a nutrire la speranza di essere riscattati e gli altri aprano il loro cuore al perdono: «In questi anni – racconta Elisabetta Cipollone a 7giorni - ho fatto veramente tante cose, e sono molto orgogliosa. La cosa in assoluto che mi ha dato di più la spinta al cambiamento personale,   è stata l’esperienza che ho vissuto nel partecipare ad un progetto europeo all’interno del Carcere di Opera. Abbiamo fatto moltissime ore a contatto con i detenuti, condannati all’ergastolo, con criminali seriali, abbiamo fatto un percorso di giustizia riparativa. Questo evento mi ha cambiato profondamente, mi ha permesso di sciogliere molti nodi, rimasti in sospeso. Oggi sono nelle condizioni di dire che non voglio morire senza aver perdonato chi ha ucciso mio figlio. Non lo voglio fare. Non so ancora quando e come ma Andrea mi darà la forza di perdonarlo. Io voglio perdonarlo. Voglio farlo, per crescere personalmente e per fare quello che lui non hai mai avuto il coraggio di fare, incontraci. Sia ben chiaro – conclude la mamma di Andrea -  che io posso perdonarlo ma la legge non lo deve fare mai».
Un messaggio di speranza, di amore, alla vigilia di Natale; ad ognuno la sua chiave di interpretazione, ma a noi, nessuno ce ne voglia, piace chiudere riportando le parole di Elisabetta Cipollone, pronunciate durante i saluti finali della serata di beneficienza di venerdì 18 dicembre presso il tendone di Paride Orfei: «Sia fatta la Sua Volontà, Buon Natale».

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