Una barriera tra Milano e San Donato per “fermare” i nomadi

Dopo i continui fallimenti di sgombero, si pensa a "contenere" il campo nomadi abusivo accanto alla tangenziale con una rete metallica, ma per i residenti e pendolari non è abbastanza

sesto san giovanni

L'ultimo sgombero due mesi fa, dopo pochi giorni erano già tornati ad occuparlo

Potrebbe far discutere la scelta di installare nel 2016 una rete, nello spazio confinante tra Milano e San Donato Milanese, la motivazione? Scongiurare l’espansione di un campo nomadi abusivo. Sono anni che San Donato cerca di eliminare tale campo senza successo, con sgomberi che si ripetono a cadenza regolare. A breve partirà un progetto di riqualificazione dell’area nelle vicinanze dello spartitraffico, insieme alla costruzione del nuovo Hotel Hilton, ma il Comune deve aggirare continui ostacoli, in primis gli occupanti che fanno ritorno all’appezzamento di terreno, ai quali si aggiunge l’emergenza spazzatura, che accumulandosi trasforma l’area in una discarica abusiva. Oltre all'illegalità del campo, va sottolineata anche la pericolosità dovuta alla sua posizione, trovandosi infatti nelle vicinanze della tangenziale e ad arterie particolarmente trafficate, il via e vai degli abusivi a piedi, fa aumentare in modo esponenziale il rischio di incidenti automobilistici. Sono trascorsi solamente due mesi dall'ultimo sgombero e annessa pulizia della zona degradata, eppure il campo è tornato a ripopolarsi, anche perché non si è provveduto a installare una sorta di barriera o simili che ne impedissero l’ennesima occupazione. 

La questione ha preoccupato anche Palazzo Marino, che ha così deciso di costruire nei primi mesi del 2016 una rete metallica in grado di “contenere” l’espansione abusiva dei nomadi accanto alla tangenziale. Per loro rappresenta un luogo strategico, anche per raggiungere la metropolitana oltre ai centri abitati, e sembrano non volervi rinunciare. Per i residenti però, “contenere” non basta, anche perché sono molti i pendolari che costeggiano ogni giorno l’area frequentata dai nomadi, non sentendosi al sicuro, oltre a dover evitare i pedoni in zone dove non potrebbero passare mettendo a rischio la propria incolumità. Ci si chiede inoltre, quali mezzi utilizzerà il Comune quando i lavori di riqualificazione avranno inizio, dato che finora l'unica idea pragmatica è stata quella di recintare la zona dopo i falliti sgomberi.