Furti di rame nei cimiteri: nel Sudmilano è uno stillicidio di colpi

Sotto assedio i camposanti di Zelo e Paullo, ma anche di Melegnano, Merlino, Cerro, Mediglia e Tribiano

Ingenti i danni, le denunce si moltiplicano

La caccia al rame, il prezioso “oro rosso” rivenduto sul mercato nero a caro prezzo, non risparmia ormai nel Sudmilano neppure luoghi che dovrebbero essere intoccabili come i cimiteri. Non solo fabbriche abbandonate, linee ferroviarie o depuratori, ma anche i camposanti sono divenuti ormai terreno fertile per bande di ladri senza scrupoli, che non si fanno problemi a depredare cappelle e colombari. Negli ultimi anni ormai si sono praticamente moltiplicate le denunce contro ignoti in numerosi Comuni di tutto il territorio, a partire da Zelo e Paullo, in assoluto i Comuni più colpiti, dove le Amministrazioni sono dovute correre ai ripari. Per disincentivare gli sciacalli, infatti, si è deciso di sostituire le parti in rame rubate con materiali meno preziosi, così da prevenire eventuali altre sgradite visite. Aveva avuto del clamoroso, invece, il colpo perpetrato nel 2015 ai danni del cimitero di Merlino, dove una vera e propria squadra di professionisti aveva smontato una ingente quantità di rame dalle coperture dei tetti e l’aveva stipata fuori dalle mura del campo, pronta per caricarla su un furgoncino e portarsela via. Scoperti a metà dell’opera, però, i malviventi se n’erano andati abbandonandosi alle spalle gran parte della refurtiva. Non se la passa certo meglio il cimitero di Melegnano, anch’esso in assoluto tra i più soggetti a razzie, l’ultima delle quali lo scorso anno ha visto il totale e indiscriminato smantellamento del tetto della chiesa interna, che ha fruttato circa un’ottantina di metri di rame. Episodi analoghi non hanno risparmiato neppure i camposanti di Mediglia e Tribiano dove, oltre al rame delle cappelle, i ladri hanno sottratto persino decorazioni e ornamenti dalle tombe. Presso il cimitero di Cerro al Lambro, invece, erano divenuti ormai quasi un’abitudine i piccoli furti diurni di crocifissi, vasi, fiori, e lumini, tanto da spingere il Comune a rinunciare all’apertura continuata e predisporre la chiusura dei battenti per l’ora di pranzo, provvedimento poi ritirato con il 1° gennaio.  
Redazione Web