Maxi-truffa on-line: sgominata banda italo-romena

I criminali, attraverso siti internet fittizi, vendevano materiale hi-tech a prezzi stracciati. Una volta prelevati i soldi dagli acquirenti, però, non recapitavano nulla. Dieci gli arresti

L’operazione compiuta dalla polizia Postale di Milano

La polizia ha sgominato un’organizzazione transnazionale italo-romena che aveva messo a segno truffe su larga scala nella vendita di prodotti high-tech, per oltre 1mln di euro, tramite 49 siti di e-commerce fittizi. In manette sono finite dieci persone, tutti di nazionalità romena, arrestate dalla polizia di Stato. L’operazione, coordinata dalla polizia postale di Milano, ha interessato Lombardia, Veneto e Lazio. Le indagini sono scaturite a seguito di una querela, presentata da una delle vittime per il mancato recapito di un iPad che era stato acquistato su uno dei siti internet incriminati. A questa sono poi state collegate altre 350 denunce per truffa presentate su tutto il territorio nazionale. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, la banda era composta da hacker specializzati che creavano i “siti civetta” prendendo di mira negozi on-line realmente esistenti. A questi i truffatori aggiungevano termini come “shop”, “store” o “elettronica” in modo da ingannare i potenziali clienti e poi inserivano nei loro siti i dati reali delle aziende prese di mira (come partita Iva, recapiti e numeri di telefono). Per incassare il denaro, invece, utilizzavano finti documenti di identità di paesi esteri, non facilmente verificabili negli uffici postali, richiedevano il codice fiscale alla Agenzia delle entrate ed aprivano così carte ricaricabili su cui ricevevano i pagamenti per i prodotti che mai sarebbero stati inviati. In tal senso, grazie alla collaborazione di Poste Italiane, è stato possibile individuare oltre cento documenti di identità falsi, finalizzati all'apertura di altrettante carte prepagate. L’organizzazione criminale era suddivisa in due gruppi, uno che operava in Italia per svolgere le attività fraudolente ai danni dei cittadini italiani e l'altro operante in Romania, dove sono state eseguite gran parte delle operazioni informatiche più complesse.
Redazione Web