Iniziati i lavori di messa in sicurezza per lo stabile abbandonato di via Lattanzio a Milano

Vista l’inadempienza della proprietà, il Comune ha dato il via ai lavori. Lo stabile è stato ribattezzato “palazzo della morte”, poiché divenuto ritrovo di sbandati, senzatetto e tossici

A marzo il ritrovamento di un clochard senza vita

Il Comune di Milano ha dato il via agli interventi per la messa in sicurezza dello stabile privato in costruzione e abbandonato di via Lattanzio, in Zona 4. Ribattezzata “palazzo della Morte”, poiché divenuta ritrovo per sbandati e spacciatori, la struttura è da tempo al centro delle proteste dei residenti, che hanno lamentato a più riprese le condizioni di degrado ritenute insostenibili. Il 31 marzo sono scaduti i termini dell’ordinanza urgente emessa dall’Amministrazione il 26 febbraio scorso che obbligava la proprietà, una società privata attualmente oggetto di una vertenza del tribunale, a effettuare i lavori. Constatata l’inadempienza della proprietà e in considerazione della pericolosità dell’immobile, l’Amministrazione ha deciso di farsi carico dei lavori di messa in sicurezza, che verranno poi messi in conto alla proprietà stessa. In questi giorni Mm Spa ha sostituito la recinzione in legno con pannelli da cantiere in ferro e sta sigillando il primo piano, mentre Amsa ha iniziato a raccogliere rifiuti e materiale di risulta per lo smaltimento ed a effettuare derattizzazione. Seguiranno i lavori per sigillare tutto lo stabile e quindi la posa di una recinzione definitiva. Attivato anche un servizio di vigilanza della Polizia locale fino al termine dei lavori. «Il Comune ha agito con ritardo – ha commentato polemicamente Silvia Sardone, responsabile del dipartimento Sicurezza e Periferie di Forza Italia Lombardia - , visto che l'ordinanza poteva essere fatta ben prima e il controllo dell'area, anche attraverso presidi fissi delle forze dell'ordine, poteva essere stabilito anni fa. Ora vigileremo affinché la messa in sicurezza sia rapida e la sorveglianza reale. Auspichiamo inoltre che il Comune agisca in modo analogo anche nei molti casi simili presenti in città, come l'ex sede della Rizzoli tra Cimiano e Crescenzago, costantemente occupata da decine di rom, o i due ecomostri diventati palazzi dello spaccio a Rogoredo».
Redazione Web