Milano: titolare di una pizzeria-kebab accoltellato a morte dal socio e cugino

Dopo aver colpito, l’aggressore si è dato alla fuga ma, dopo circa 24 ore di ricerche, si è costituito. L’ucciso e l’assassino sono entrambi egiziani

I carabinieri sul luogo dell'omicidio

I carabinieri sul luogo dell'omicidio

Inutili i soccorsi per l’uomo accoltellato

Sangue in una pizzeria-kebab di Milano dove il titolare, il 33enne egiziano A.I.N.M., è rimasto ucciso dopo essere stato colpito da una coltellata al cuore. Tutto è accaduto attorno alle 15:00 di mercoledì 18 maggio nel locale di via Teodorico 26, a poca distanza dal moderno quartiere City Life e dalla stazione Gerusalemme sulla Linea 5 della metropolitana. La vittima è stata soccorsa dai sanitari del 118, che l’hanno trasportata in gravi condizioni presso l’ospedale San Carlo, dove però l’uomo è giunto già in arresto cardiaco ed ogni tentativo di rianimazione si è rivelato vano. In loco è intervenuto anche il Nucleo investigativo del Comando provinciale dei carabinieri di Milano, i cui sospetti si sono subito concentrati sul socio in affari del defunto, cioè il 34enne A.E.N.M., anch’egli egiziano nonché cugino della vittima. Dopo aver vibrato il fendente, l’aggressore si è poi dato alla fuga a piedi, facendo perdere le proprie tracce. I carabinieri hanno cominciato a raccogliere e analizzare le immagini delle telecamere di zona, setacciando tutta l'area, oltre alle zone frequentate abitualmente dall'egiziano. Diverse persone presenti al momento dell'omicidio sono state ascoltate. La latitanza del presunto assassino è però durata solo poco più di 24 ore. Nel pomeriggio di giovedì 19 maggio, infatti, il 34enne si è presentato di sua spontanea volontà alla stazione dei carabinieri di Porta Sempione ed è stato poi trasferito al Nucleo investigativo in via della Moscova, dove è tuttora in stato di fermo per omicidio volontario.  Secondo le prime informazioni, il maghrebino avrebbe fornito dichiarazioni spontanee che saranno verificate dagli investigatori. Il movente, come ipotizzato sin da subito dai carabinieri, sarebbe da ricondurre a controversie sulla gestione finanziaria dell'attività di cui i due cugini erano soci. 
Redazione Web