L’investitore di Andrea De Nando torna in Tribunale: il processo verrà riaperto per la sospensione della patente

L’avvocato: «Era una sanzione obbligatoria, ma non è mai stata applicata». Elisabetta Cipollone: «Non bisogna mai arrendersi»

Andrea De Nando

Andrea De Nando

A.C., l’automobilista medigliese condannato in via definitiva lo scorso settembre a 3 anni e 8 mesi di reclusione per aver investito e ucciso il giovane Andrea De Nando, a breve dovrà tornare in Tribunale. La Procura Generale della Repubblica di Milano ha infatti accolto l'istanza presentata dalla mamma di Andrea, Elisabetta Cipollone, attraverso il suo legale Domenico Musicco, con la quale è stata richiesta la riapertura del processo penale per la sola parte riguardante la sospensione della patente. Dopo la sentenza pronunciata dalla Corte di Cassazione a carico di A.C., infatti, la famiglia De Nando si era subito resa conto come, eccezion fatta che per poco tempo subito dopo l’incidente, non fosse mai stata presa in considerazione la sospensione della patente a carico dell’imputato, sanzione accessoria ma di fatto obbligatoria, come previsto dal Codice della Strada. «Dopo essere ricorso anche al Consiglio Superiore della Magistratura ed al Prefetto di Milano – ha fatto sapere l’Avv. Musicco, che è presidente dell’Associazione Vittime della Strada, sul Lavoro e Malasanità (AVISL) - ho steso e depositato l’istanza presso la Procura Generale Corte d’Appello di Milano, la quale ha disposto la trasmissione degli atti alla Procura della Repubblica presso il Tribunale Penale di Milano affinché, a mezzo di incidente di esecuzione, venga irrogata al condannato la sanzione amministrativa della sospensione della patente». Questa nuova fase del percorso giudiziario a carico di A.C. rappresenta una tappa senza precedenti poiché, essendo la sentenza passata in giudicato lo scorso mese di settembre, vi erano di fatto scarse possibilità di poter procedere in questo senso. A questo punto si attende solo che venga fissata la data dell’udienza per la riapertura del dibattimento. «Lo dovevo ad Andrea – ha commentato la sig.ra Elisabetta – . Non mi sono mai arresa, anche se mi avevano detto che era molto difficile riaprire un procedimento già chiuso in Cassazione. Ma questa ulteriore ingiustizia era inaccettabile ed insopportabile. La prima considerazione che posso fare è quella di non arrendersi mai, anche quando i giochi sembrano fatti e quando tutto pare impossibile. Io non l'ho mai fatto, neppure quando tutti mi scoraggiavano dall'intraprendere ulteriori iniziative e quando sentivo le forze venir meno». «Ero già pronta a rivolgermi alla Corte di Giustizia Europea – ha concluso la mamma di Andrea - , ma fortunatamente non ce n’è stato bisogno e, proprio nel giorno del compleanno di mio figlio (il 3 marzo ndr) ho ricevuto la Raccomandata da parte della Procura Generale che ha accolto le nostre istanze». 
Alessandro Garlaschi