Sparò e uccise un ladro: archiviata l’inchiesta ai danni del gioielliere di Rodano

Per il Giudice del Tribunale di Milano si trattò di legittima difesa. Il 60enne esplose un colpo di pistola verso la banda di rapinatori che aveva picchiato e minacciato la sua famiglia, uccidendo un albanese 38enne pluripregiudicato

Il tragico episodio risale al 24 novembre 2015

Il gip di Milano Donatella Banci Buonamici ha archiviato in via definitiva l'inchiesta a carico di Rodolfo Corazzo, il gioielliere che, la sera del 24 novembre 2015 a Rodano, uccise un rapinatore albanese entrato nella sua casa insieme a due complici sparando alcuni colpi pistola. Il giudice ha quindi accolto la richiesta presentata nei mesi scorsi dal pm Grazia Colacicco che, dopo gli accertamenti tecnici e balistici disposti in fase di indagine, aveva sostenuto che Corazzo avesse agito per legittima difesa.

Era la serata del 24 novembre 2015 quando il commerciante si apprestava a rientrare nella sua abitazione di Lucino di Rodano, in via Matteotti. L’uomo aveva appena parcheggiato la moto quando tre uomini armati e incappucciati, che parlavano italiano con uno spiccato accento dell’Est, lo avevano sorpreso alle spalle, immobilizzato e trascinato in casa. All’interno della villa si trovavano la moglie e la figlia del 60enne, che i banditi non si erano fatti scrupolo a minacciare per farsi consegnare denaro e gioielli. Alla fine, dopo quasi due ore e mezza di sequestro, Corazzo era riuscito a impugnare la sua pistola regolarmente detenuta ed esplodere alcuni colpi, uccidendo uno dei malviventi e mettendo gli altri in fuga. A rimanere a terra esanime era stato il 38enne albanese V.F., pluripregiudicato latitante evaso nel maggio 2014 dal carcere Pagliarelli di Palermo, dove stava scontando una condanna all'ergastolo per l'omicidio di un connazionale commesso a Brescia. 

Successivamente Corazzo era finito sotto inchiesta con l’accusa di eccesso colposo di legittima difesa, ma ora, dopo quasi un anno e mezzo da quella tragica serata, i guai giudiziari per il gioielliere rodanese possono dirsi conclusi. L'orefice, come ha scritto il pm nella richiesta di archiviazione accolta dal giudice, si era trovato davanti a un "pericolo concreto" e aveva reagito sparando per difendere la "propria incolumità" e quella "della moglie e della figlia"

«Non mi sento un eroe - aveva dichiarato Corazzo -, ho sparato per difendere me e la mia famiglia. Non ho paura o sensi di colpa, ma sono dispiaciuto: lo avrò sulla coscienza per molto tempo, non avevo intenzione di uccidere ma è capitato». 

La vicenda di Rodano aveva inevitabilmente aperto il dibattito riguardo la legittima difesa e la necessità di modificare la legislazione italiana in merito, questione che è stata rilanciata con forza nei giorni scorsi dopo i fatti di Gugnano, frazione di Casaletto Lodigiano, in provincia di Lodi. Qui, nella notte tra venerdì 10 e sabato 11 marzo scorsi, il ristoratore 67enne Mario Cattaneo ha ucciso con un colpo di fucile uno dei rapinatori che avevano tentato di introdursi nel suo bar-tabaccheria. Ancor prima, però, lo scottante tema era stato sollevato dal caso di Francesco Sicignano, il pensionato 65enne che, nell’ottobre del 2015, aveva sparato e ucciso un romeno 22enne che aveva tentato di introdursi nella sua villetta di Vaprio d’Adda.  

Alessandro Garlaschi
Rodolfo Corazzo

Rodolfo Corazzo