Calci ai carabinieri: pusher marocchino in manette a San Donato

Il 26enne ha tentato di fuggire colpendo i militari intervenuti per arrestarlo, col solo risultato di aggiungere all’accusa di spaccio anche quella di resistenza a pubblico ufficiale.

Addosso il nordafricano aveva 1 etto di hashish

Era decisamente poco propenso ad arrendersi, così ha pensato bene di assestare qualche calcio ai carabinieri intervenuti per arrestarlo, riuscendo però in questo modo solo ad aggravare la sua posizione. Il giovane, uno spacciatore marocchino di 26 anni arrestato dai carabinieri della Compagnia di San Donato, dovrà ora rispondere non solo dell’accusa di detenzione a fini di spaccio di sostanze stupefacenti, ma anche di quella di resistenza a pubblico ufficiale. A lui i militari sandonatesi sono giunti a seguito di alcune segnalazioni operate dai residenti, secondo le quali uno straniero non meglio identificato vendeva droga in via Adige. Dopo aver eseguito una serie di controlli ed appostamenti, i carabinieri hanno potuto verificare come i sospetti dei residenti corrispondessero a realtà. Una volta individuato il pusher, le forze dell’ordine ne hanno osservato i movimenti, scoprendo in breve tempo l’ubicazione del palazzo dove risiedeva. Quando martedì 21 marzo gli uomini in divisa si sono mobilitati per arrestarlo, il marocchino ha tentato di fuggire rintanandosi nel suo appartamento, ma è stato subito raggiunto. A quel punto, giocandosi la carta della disperazione, il 26enne ha cercato di divincolarsi dalla stretta dei militari scalciando a più non posso, col solo risultato di aggiungere all’accusa di spaccio anche quella di resistenza a pubblico ufficiale. Addosso i carabinieri gli hanno trovato un etto di hashish, pari a 1000 euro, nascosto nella tasca del giubbotto. Il giovane nordafricano, che ha finto di non conoscere la lingua italiana, è stato subito “smascherato”: dagli accertamenti eseguiti in caserma, infatti, è emerso come, circa due anni fa, avesse presentato richiesta di asilo politico. Condotto davanti al giudice per il giudizio direttissimo, il 26enne si è dimostrato ancora una volta poco collaborativo, motivo per cui, considerata anche l’aggressione agli uomini dell’Arma, non gli sono stati concessi i domiciliari ed è stato spedito dritto in cella.
Redazione Web