Morto dopo un trapianto a Roma: indagati due medici del San Raffaele di Segrate

Insieme a loro anche tre sanitari del San Camillo di Roma, tutti accusati di omicidio colposo. Il paziente, deceduto nel 2016 dopo l’operazione nella Capitale, aveva ricevuto l’organo proprio dal nosocomio segratese

Al via a Padova accertamento irripetibile su condizione del cuore

Cinque medici sono indagati a Milano per la morte dell’uomo di 61 anni deceduto nel settembre 2016 dopo essere stato sottoposto a un trapianto di cuore a Roma. L’indagine, avviata dai pm della Capitale ma poi trasferita a nel capoluogo lombardo per competenza territoriale, coinvolge nello specifico due cardiologi del San Raffaele di Milano e tre medici (due cardiologi e un perfusionista) del San Camillo di Roma. L’accusa, per loro, è omicidio colposo. La vittima, morta poco dopo l’intervento, fu operata nell’ospedale della Capitale, ma l’organo che gli venne trapiantato era arrivato dall’ospedale San Raffaele. Secondo una consulenza disposta dai magistrati, quel cuore, frutto della donazione di un 45enne morto dopo un malore in piscina, non era idoneo per un trapianto. In questa prospettiva, la morte dell’61enne sarebbe la conseguenza di un errore medico commesso dall’equipe del San Raffaele che, prima di spedire l’organo a Roma, lo aveva valutato adatto all’operazione e soprattutto compatibile con il paziente 61enne. Il quadro generale sarà più chiaro al termine dell'”accertamento irripetibile”, condotto dagli esperti dell’Istituto di Medicina Legale di Padova e disposto dalla Procura di Milano, per analizzare le reali condizioni dell’organo e verificare eventuali lesioni pregresse. La relazione conclusiva dovrà essere depositata entro l’8 gennaio prossimo.
Redazione Web