Fratelli Bergomi: un’intervista doppia
C’era un gioco che amavate da piccoli oltre il calcio?
Beppe e Carlo: No. Calcio, calcio e ancora calcio. Come pallone a volte usavamo i gomitoli di lana di nostra madre.
Entrambi appassionati di calcio. Una volta cresciuti avete avuto l’opportunità di confrontarvi tra di voi, da giocatori, in un’amichevole?
Beppe e Carlo: No. Carlo in seguito specifica che quando era bambino non esisteva ancora la Settalese.
Un libro, un film e una canzone o un cantante/gruppo musicale preferito?
Entrambi rispondono che è una di quelle domande che colgono di sorpresa.
Beppe: Come genere preferisco i libri di avventura. Come cantante direi Eros Ramazzotti e come film così su due piedi non mi viene in mente nessun titolo.
Carlo: Il rock dei Led Zeppellin e dei Pink Floyd. Libro preferito attualmente direi “Il nome della rosa”. Per il film, improvviso: “Ghost”.
Un vostro idolo sportivo. Uno di ieri e uno di oggi, possibilmente non del mondo del calcio?
Beppe: Bet e Collovati. Al di fuori del calcio mi piace il basket. Per me è importante la lealtà e la correttezza in un giocatore.
Carlo: Io sono un appassionato di motociclismo. Agostini e Rossi.
Un pregio e un difetto di vostro fratello.
Beppe: Carlo è un po’ brontolone, ma presente.
Carlo: Beppe è positivo e sincero. È bravissimo.
Carlo fa fatica a trovare un difetto nel fratello.
Sport e studio.
Beppe: Io mi sono fermato al terzo anno di una scuola tecnica. Ovviamente è stato impossibile conciliare il calcio con lo studio.
Carlo: Io ho studiato come corrispondente in lingue estere.
Una domanda per Beppe: da piccolo sognavi di diventare calciatore professionista?
Beppe: No, quello che mi è capitato è avvenuto per caso. Sono stato letteralmente preso e portato via dalla Settalese. Per me il calcio era un momento, un’occasione per stare in mezzo agli altri.
Qual è la frase e l’insegnamento che ripetete più spesso ai vostri ragazzi?
Entrambi asseriscono che sono tantissimi gli insegnamenti che si devono trasmettere ai giovani sportivi.
Carlo (taglia corto): Un allenatore deve essere anche un po’ psicologo e un po’ “genitore”.
Beppe: è importante instillare all’interno del gruppo un clima di stima reciproca e insegnare che il calcio è un mestiere. Bisogna trasmettere la cultura del lavoro.
Un consiglio a un ragazzo con il sogno di diventare calciatore?
Carlo e Beppe: Ci sono le attitudini tecniche, tattiche e fisiche, ma soprattutto ci vuole testa!
Sport e cucina. Un piatto preferito.
Beppe: Risotto alla milanese.
Carlo: Carboidrati! Pasta.
Alessandra Moscheri