Cava Teem a Tribiano: il sindaco, Franco Lucente, assolto con formula piena

Il primo cittadino era stato accusato di falso in atto pubblico, ma in appello tutte le imputazioni sono cadute

Franco Lucente

Franco Lucente

Per il Giudice “Il fatto non sussiste”

“Falso in atto pubblico commesso da pubblico ufficiale”. Era questa l’accusa che gravava ai danni del sindaco di Tribiano, Franco Lucente, che tuttavia è stato assolto da ogni addebito dal Tribunale di Milano. La vicenda giudiziaria era nata in relazione alla cava di prestito per la Tangenziale esterna che avrebbe potuto sorgere al confine tra Tribiano e Paullo ma che, di fatto, venne bocciata dal Consiglio comunale. Nello specifico, alcuni esponenti dell’opposizione avevano presentato un esposto sulla base di quella che, a loro dire, era una "bugia" contenuta in una lettera, recante timbro comunale, scritta da Lucente ad un consigliere comunale e, dalla quale, era scaturita l’accusa di falso formulata dai pm. Dal canto proprio il primo cittadino tribianese aveva sin da subito respinto ogni addebito e si era detto fiducioso nel lavoro della magistratura, certo che la correttezza del suo operato alla guida del Comune sarebbe stata riconosciuta. La sentenza di primo grado, emessa nel 2015, aveva già di fatto dimezzato la richiesta del pubblico ministero, condannando il sindaco di Tribiano a sei mesi con sospensione condizionale della pena e nessuna iscrizione sul casellario giudiziario. Nei giorni scorsi, però, dopo due anni di attesa, è stata ufficializzato il pronunciamento della Corte d’Appello, che ha scagionato completamente Lucente dalle accuse a suo carico perché “il fatto non sussiste”. In altre parole, non solo la lettera da cui tutto ha avuto origine non ha arrecato alcun danno all’Ente ma, soprattutto, essa è stata considerata come l’espressione di un semplice parere personale da parte del sindaco e, di conseguenza, non come un atto pubblico. 
Redazione Web