Tribiano, il Sindaco Franco Lucente contro Nando dalla Chiesa: «Mi ha diffamato»

Il primo cittadino ha illustrato le prove che smentiscono le accuse di infiltrazioni mafiose pubblicate su “Il Fatto Quotidiano”

La conferenza stampa di Franco Lucente

La conferenza stampa di Franco Lucente A sostenere Franco Lucente anche la dirigenza di Fratelli d'Italia

«Essere calabrese non significa essere mafioso»

Il Comune di Tribiano, in queste settimane è salito alla ribalta delle cronache, in seguito alle gravi accuse mosse dal professore, giornalista, scrittore e sociologo Nando Dalla Chiesa. In un articolo pubblicato su “Il Fatto Quotidiano” in data 28 gennaio, dal titolo “Mafia e piccole vedette lombarde” il figlio del Generale Dalla Chiesa ha sostenuto: «Tribiano, sud est milanese, è finita con i suoi rapporti tra politica e gruppi calabresi all’attenzione della Commissione parlamentare antimafia, grazie a giovani senza potere che hanno messo in fila i dati: dalle residenze assunte da compaesani del sindaco Franco Lucente (Petilia Policastro) nei mesi pre-elettorali fino alle auto bruciate in una notte a capogruppo dell’opposizione, a sua moglie e a un altro consigliere dopo una richiesta di accesso ad atti pubblici scottanti».

Il tutto dopo qualche ora dalle dichiarazioni di Rosy Bindi, presidente parlamentare della Commissione Antimafia, che in un’intervista riguardante lla criminalità organizzata in Lombardia, ha sostenuto la tesi che a Corsico, Melegnano e Tribiano ci siano infiltrazioni mafiose. Questo nonostante il piccolo Comune di Tribiano non figurasse nemmeno nell’elenco pubblicato dalla Commissione antimafia il 19 gennaio e in nessun verbale della stessa.

Secondo quanto spiegato da Franco Lucente il quadro reale è ben diverso. Analizzando le accuse mossegli contro, il Sindaco ha raccolto e fornito ai presenti le prove che quanto è stato pubblicato dal "Il Fatto Quotidiano" è interamente falso: «Nando Dalla Chiesa – spiega Franco Lucente – scrive che in occasione delle elezioni, molti miei compaesani originari di Petilia Policastro in Calabria, avrebbero preso residenza a Tribiano al fine di aiutarmi nelle votazioni. C’è un piccolo problema, nessun cittadino del mio paese di origine, o dell’intera provincia di Crotone, ha spostato la residenza nei due anni precedenti alle elezioni amministrative (tenutesi nel maggio 2014), che mi hanno tra l’altro visto vincere con un ampio margine, il 63% dei voti. Non hanno verificato i dati che “giovani senza potere hanno messo in fila”, altrimenti si sarebbero accorti che tali dati sono smentiti da quelli reali, bastava informarsi e recarsi all’Ufficio Anagrafe. Per quanto riguarda le auto date alle fiamme – prosegue – di proprietà della moglie e del capogruppo dell’opposizione, lo stesso consigliere Landenna ha dichiarato di non essere a conoscenza del suddetto atto vandalico, e che sì l’auto ha subito un furto e danneggiamento di un veicolo nel 2015 (senza incendio), ma si tratta di un fatto estraneo all’evento riportato da Il Fatto Quotidiano. Inoltre la moglie del consigliere è deceduta ben 8 anni or sono, e nessuna richiesta di atti pubblici è mai stata negata. Trovo assurdo dovermi giustificare per qualcosa che non ho fatto, e denuncerò alla Procura il giornalista che ha scritto queste falsità, infangando non solo il mio nome o il mio operato, ma anche l’intera città di Tribiano, che potrebbe costituirsi parte civile. Il nostro paese difende da sei anni il primato di “Comune virtuoso” su tutta l’area del lodigiano e del sud est Milano, e ne sono orgoglioso. Queste gravi menzogne – conclude - hanno offeso altresì la mia regione di origine, per questo ci terrei a chiarire che essere calabrese non significa essere mafioso».

La solidarietà al Sindaco Franco Lucente non è mancata, e a prendere le sue difese si è mosso prontamente il partito Fratelli D’Italia: «Vogliamo esprimere la nostra solidarietà a Franco  Lucente– spiega Paola Frassinetti, coordinatrice regionale della Lombardia di Fdi – per le gravi e infondate accuse pubblicate su Il Fatto Quotidiano. Trovo inoltre vergognoso come un organo di controllo e garanzia, possa divenire destabilizzante sbattendo in prima pagina persone infangandone la reputazione. In questo modo è messa a rischio democrazia nel nostro Paese».

Carlo Fidanza, responsabile nazionale degli enti locali di Fdi-An, ha visto nell’attacco di Dalla Chiesa motivazioni politiche: «Tutti gli elementi raccolti dimostrano onestà e legalità, il contrasto alla criminalità organizzata è uno dei punti cardine del nostro partito, siamo cresciuti guardando ai modelli di Falcone e Borsellino. Vogliamo rassicurare cittadini di Tribiano che il loro Sindaco è una brava persona e lo sosteniamo con forza. Riteniamo molto grave che si utilizzi un cognome molto famoso, autorevole e amato (Dalla Chiesa) per dar vita ad una battaglia politica mettendo alla berlina onesti amministratori. Il cognome non giustifica un attacco simile. Sconvolgente ad esempio che l’Osservatorio Antimafia giustifichi a prescindere le dichiarazioni di Bindi e Dalla chiesa in virtù dei loro nomi, e che imponga invece a Lucente il dovere di fare chiarezza. Curioso infine che tra tutti i Comuni presenti nella lista della Commissione antimafia vengano nominati esclusivamente tre di centro-destra. Mi pare ineluttabile – conclude - che l’attacco a Franco Lucente sia per divergenze politiche, e per il suo crescente consenso popolare».

Il Sindaco di Tribiano ha dichiarato anche di aver richiesto in data 15 febbraio una rettifica a "Il Fatto Quotidiano", ma che il giornale non ha adempiuto e che l'indomani si sarebbe recato in Procura per depositare una querela nei confronti di Nando Dalla Chiesa.

Stefania Accosa