Al di là del debito pubblico: il debito privato

In tutti questi mesi di bombardamento mediatico sulla crisi e i conti in rosso, se qualcuno si azzardasse a dire che il popolo italiano sotto sotto non se la passa male, probabilmente verrebbe preso a insulti. Quando la realtà è sotto la gogna inflessibile della televisione, la verità non è più quella che è, ma diventa quella che ci viene raccontata. E allora giù a rosicare per le sorti dei Btp e dell'euro, dimenticandoci che, tutto sommato, abbiamo ancora un'istruzione, una sanità pubblica, una casa di proprietà (come minimo), due o più pasti al giorno, dei vestiti caldi e magari pure un'infinità di cose futili di cui potremmo fare a meno. 

Se c'è un parametro che dovrebbe essere considerato davvero determinante per stabilire quanto un popolo è ricco, è quello del debito privato. Veniamo così a scoprire dal Sole 24 Ore che tra i paesi dell'Unione Europea, l'Italia è in terz'ultima posizione nella classifica dei paesi col più alto debito delle famiglie, subito dopo Romania e Slovacchia. In sostanza, leggendo la lista alla rovescia, siamo il terzo popolo più "risparmiatore" d'Europa. Sissignori, al di là dei luoghi comuni che in tutto il mondo ci dipingono come cicale, siamo in realtà una nazione di parsimoniose formichine, decisamente attente alla conservazione dei nostri patrimoni.

Ora, qualche geniale politico o economista potrà dire che è meglio che lo Stato spenda poco e i cittadini si indebitino invece fino al collo, ma è un'opinione molto discutibile. Uno Stato spendaccione potrà rivalersi sul suo popolo per mettere i conti in regola - con manovre, manovrine e manovrette - ma una persona che non ha debiti potrà far fronte ai periodi di carestia in maniera molto più forte e sicura di una che deve pagare ogni mese gli interessi per aver acquistato un pacchetto-vacanze a rate.

In sostanza, il consumatore "a debito", triste figura ereditata dagli Stati Uniti, per fortuna dalle nostre parti si configura come un personaggio abbastanza raro. Certo, non sarà così a lungo, se la situazione economica continuerà a rimanere ancora stagnante. Ma per ora consoliamoci: a essere vuote sono soprattutto le tasche dello Stato, non le nostre. E sfido chiunque a preferire il contrario.