Atm e Area C, le piccole ipocrisie made in Milano

Stare qualche anno lontano da Milano è un'esperienza da consigliare, se non altro perché quando si torna c'è sempre qualche novità strampalata con cui confrontarsi. Ad esempio, te ne vai via ai tempi della Moratti con l'ecopass e quando ti rifai vivo c'è Pisapia con l'Area C. Non è cambiato molto, a dire il vero, se non il nome e ovviamente le tariffe, che si sono allargate a dismisura. Prima si pagavano 2 euro, ora ne occorrono 5.

In compenso, si sono ristrette le limitazioni per la circolazione dei veicoli, così buona parte degli automezzi considerati vecchi ora non può più entrare nel centro città neanche a pagamento. Che si fa, allora? Ci si butta sulla metropolitana. E anche qui arriva la sorpresina: il biglietto urbano ha raggiunto il poco invidiabile costo di 1 euro e 50. Ebbene sì, a distanza di poco più di 15 anni, la tanto temuta triplicazione del prezzo (da 1.000 a 3.000 delle vecchie lire) è diventata una realtà. L'aspetto più bizzarro di questa ennesima mannaia che si abbatte sul portafogli del cittadino - quello meno abbiente, è ovvio - è rappresentato dalle belle parole che spiccano sul sito del Comune di Milano, secondo cui tra gli obiettivi dell'Area C ci sarebbe anche quello di rendere “più efficaci le reti di trasporto pubblico e favorirne lo sviluppo”. Ed effettivamente quale è il modo migliore per favorire lo sviluppo del trasporto pubblico, se non quello di far pagare 12 euro all'allegra famigliola di 4 persone che il sabato pomeriggio desidera fare una passeggiata in piazza Duomo? Anche Giuliano Pisapia, in piena ubriacatura pre-Expo, ultimamente perde un po' il senso della misura. Al Corriere della Sera aveva dichiarato: «In giunta abbiamo sospeso tutte le spese di investimenti e continuiamo a fare soltanto quelle che servono per servizi destinati alle fasce deboli». Forse ha fatto un po' di confusione con le parole. Intendeva dire che le fasce deboli continuano a fare spese di investimenti per i servizi. Se questi sono i presupposti, la questione dell'inquinamento atmosferico e acustico sfiora il ridicolo. Con le centraline che rilevano il livello di polveri sottili nell'aria ormai frequentemente fuori giri, i cantieri di Expo, Tem, Bre.Be.Mi e chissà cos'altro che saturano viabilità e atmosfera in un'unica profusione di cemento, rumori assordanti e invisibili veleni, il pulviscolo grigio e stagnante che nelle giornate nebbiose di metà dicembre si stende a perdita d'occhio come nelle metropoli cinesi, sembra una barzelletta che si chiedano 5 euro per portare un tubo di scappamento dentro la cerchia dei Bastioni. Tanti auguri di buon 2014, milanesi. Ne abbiamo bisogno.