Bilanci comunali in ritardo? E chi se ne frega, tanto pagano i cittadini mica il Governo

La Corte dei Conti ha stigmatizzato questo malcostume italico, che prende le mosse dal ritardo col quale lo Stato adotta le decisioni che incidono sulla finanza locale

Lo Stato alimenta un’incertezza nel corso dell’anno che incide sulla condizione delle famiglie e dei contribuenti. In assenza del bilancio di previsione gli enti locali debbono barcamenarsi in regime di esercizio provvisorio o di gestione provvisoria. Ce ne stiamo occupando da settimane in merito all’ennesimo slittamento dei termini dei bilanci di previsione degli 8500 comuni italiani. E ci rendiamo perfettamente conto che pare una notizia apparentemente insignificante, una “non notizia” per il grande pubblico generalista, condotto quotidianamente dai mass media a girovagare fra le cronache più frivole e quelle più truculente. 
Una notizia dai risvolti troppo tecnici, cui pochi lettori prestano attenzione: il Ministero dell’Interno con decreto del 16 marzo ha prorogato il termine per l’approvazione dei bilanci di previsione 2015 degli enti locali (comuni e province) al 31 maggio dello stesso anno. Lo Stato non è in grado di fornire per tempo agli enti locali i dati relativi ai trasferimenti centrali di cui beneficeranno, né quelli del fondo di solidarietà comunale, né, infine, quelli che riguardano la ridefinizione degli obiettivi del patto di stabilità interno dell’anno in corso. Di conseguenza comuni e provincie non sanno ancora cosa mettere nero su bianco all’interno dei loro strumenti di previsione economico – finanziaria.