Chiuso l'ombrellone, torna il torpore dell’Italia immobile

Ora che abbiamo chiuso l'ombrellone e abbassato la saracinesca delle abbuffate, ora che siamo tornati al traffico e alla televisione, sembra facile affermarlo con certezza: quest'anno andrà meglio del precedente. Studi scientifici e psicologici dimostrano che il periodo immediatamente successivo alle ferie è quello in cui vengono a galla i pensieri più ottimisti e propositivi: chi è sovrappeso si mette a dieta con convinzione; lo stacanovista cronico si concede qualche pausa per stare in famiglia; il giocatore d'azzardo si rifiuta di entrare nelle sale da poker.

Ma dagli stessi studi emerge anche che si tratta di un fuoco di paglia. L'euforia post-tintarella non dura che pochi giorni. Da lì a poco la routine prenderà il sopravvento, riportandoci alle abitudini consolidate, ai ritmi statici dell'uscita e del rientro a casa, alle rincorse disperate al carrello della spesa. Tutto questo fa parte di un ritratto che non ci sorprende. Anche noi italiani in questo gruppo di pigri individui dalle motivazioni che durano il tempo di uno sbadiglio ci riconosciamo bene. Continuiamo a chiedere il cambiamento, ma non facciamo nulla per cambiare. Pretenderemmo che il cambiamento piovesse dal cielo come un evento atmosferico casuale e imprevisto; non riusciamo a vederlo come qualcosa da raggiungere con la volontà e con l'azione.
Ci siamo mai chiesti perché politica e istituzioni producono da decenni le stesse facce e gli stessi problemi? Semplicemente perché noi siamo quelle facce e quei problemi. Siamo il popolo del disimpegno e delle certezze comode, e la certezza più grande - e più rassicurante - è che questo paese non cambi mai. La consapevolezza delle nostre assurdità e delle nostre magagne è una culla termica che ci protegge in un dormiveglia apatico e indifferente. Non per niente siamo forse l'unico paese al mondo a non avere mai avuto una rivoluzione. Certo, questa può anche essere una buona cosa. Ma se mai ci fosse la necessità di reagire per forza, di dover cambiare attitudine, di dire “Italia, alzati!”, cosa succederebbe? Chi potrebbe farlo al posto nostro?
Davide Zanardi