Metropolitana fino a Paullo con i bus elettrici: ingenti finanziamenti dell'Europa possono rendere il progetto appetibile

L'opinione di Giangarlo Trigari: contenuti e prospettive di fattibilità del progetto

La lettera di un lettore di 7giorni contenente perplessità sull'ultima proposta per il prolungamento della metropolitana da San Donato a Paullo è una dimostrazione eclatante del vezzo molto in auge in questi tempi di parlare di argomenti sui quali non si ha alcuna competenza. Vien persino da ridere notando quale prosopopea trasuda dal brano della lettera: “... fatta con la filovia (i mezzi su gomma alimentati dalla linea aerea elettrica si chiamano filobus, in caso non lo si sapesse).”
Caro Signor Cesare, forse lei non è al corrente, ma da molti anni esistono mezzi su gomma che si muovono sfruttando l'energia elettrica prodotta da batterie o da sistemi misti con propulsori alimentati da elettricità e termici. Pensi, persino nelle auto che gareggiano per la  Formula 1!
Quando si parla di bus elettrici ci si riferisce a mezzi di questo tipo, a nessuno al mondo verrebbe in mente di utilizzare dei filobus, mezzi molto in voga all'inizio del secolo scorso.
Oggi sono disponibili autobus fino a 18 metri di lunghezza alimentati da moderne batterie al litio, leggere, durevoli e capaci di garantire fino a 300 Km con una ricarica. Sul tetto sono integrate cellule solari ad alta efficienza e la ricarica veloce avviene al capolinea con un pantografo, quella completa in deposito, postazioni in cui si possono installare opportuni impianti fotovoltaici.
Questa è la nuova frontiera del trasporto pubblico: è possibile usare le ingenti risorse comunitarie per l'efficienza energetica e le energie pulite per elettrificare le flotte e liberarsi dal costo economico ed ambientale dei combustibili fossili e dei motori termici. Senza scavi, senza cantieri. Si capisce allora perché un progetto di metropolitana con bus elettrici può diventare economicamente sostenibile. 
L'altra eclatante castroneria riguarda il percorso prospettato per la Metropolitana.
Nel progetto, chiamiamolo così “originale”, la fermata intermedia a Peschiera Borromeo non è prevista per far piacere ai nostri vicini o perché hanno particolari santi in Paradiso. Una fermata intermedia a Peschiera nasce dalla esigenza di avere un numero di utenti che giustifichi il costo dell'opera. Già nel progetto originale il calcolo del numero di passeggeri risulta critico nei confronti dei costi di realizzazione e di gestione di una metropolitana tradizionale.
Se i passeggeri previsti assicurassero un vantaggioso ritorno sull'investimento ci sarebbe la fila di investitori desiderosi di contribuire tramite strumenti del tipo di quello utilizzato, pensi, per realizzare la TEM. 
Evidentemente quelli che ci hanno messo i soldi non la considerano una “cavolata”. Le critiche che si possono fare alla TEM riguardano la quantità di suolo che questa autostrada si è mangiata, con relativa devastazione del paesaggio del “Parco Agricolo”, ma non certamente il servizio che rende a chi si muove per lavoro, o anche solatanto per diporto.
L'unica obiezione seria della lettera mi sembra quella che però riguarda qualsiasi realizzazione del collegamento tra San Donato e Paullo che non sia il prolungamento della linea 3 della metropolitana.
Altri tipi di connessione costringono l'utente ad un ulteriore cambio di mezzo per arrivare a Milano. Questi cambi costituiscono l'aspetto critico di qualsiasi percorso, essendo evidentemente dispendiosi in termini di tempo e di energie e soggetti ad imprevisti. Tutti inconvenienti significativi per chi deve spostarsi per lavoro, un po' meno per chi lo fa per “diletto”.
In ogni caso non si può criticare un progetto (e abbiamo visto su quali basi), senza avere avuto l'opportunità di valutarne i contenuti in dettaglio, in quanto ancora in “mente dei”, essendo venuto a conoscenza del solo titolo.
Chiacchiere se ne fanno tante, con idee più o meno strampalate, ma per ora esiste solo un progetto di prolungamento tradizionale della linea 3 della metropolitana bloccato per mancanza di fondi, o più esattamente perché nessuno lo considera economicamente vantaggioso, o meno che mai politicamente vantaggioso.
Giancarlo Trigari