Dispiegamenti di forze dell'ordine intente a... rincorrere un pallone!

Un quotidiano toscano ha di recente dato spazio alla problematica dello sperpero delle risorse pubbliche, prendendo spunto da un tema che spesso è trascurato: come lavorano le forze dell'ordine?

Davide Zanardi

Davide Zanardi Editorialista

È curioso, ma anche un pò inquietante, sapere ad esempio che nella sola Roma ogni giorno 1.000 agenti in servizio pubblico si occupano di proteggere i vip. E che dire della mobilitazione per le partite di calcio considerate ad alto rischio di incidenti? Sabato scorso, in occasione di Napoli-Roma, sono stati reclutati centinaia di poliziotti, mentre due elicotteri della Guardia di Finanza hanno supervisionato la città in lungo e in largo fin dalle prime ore del mattino. Un dispiegamento degno di un'azione di guerra.
Qualche illuminato politico economista dell'ultima ora alzerebbe subito la voce: «Inaccettabile spreco di denaro pubblico». Certo, e quindi? Andando un po’ oltre, la realtà è anche peggio di quella che appare e la scellerata gestione italica dei propri lavoratori nasconde un aspetto che ha un tocco di sociologico: evidentemente il pensiero dominante, da parte della collettività e delle istruzioni, è che una partita di calcio oppure la sicurezza di un attore o di un politico abbiano un'importanza tale da giustifiare un ingente investimento di risorse umane ed economiche.
In altre parole, è considerato più utile impegnare degli uomini per scortare la moglie di un senatore a vita alle bancarelle di un mercato rionale, piuttosto che per controllare le strade o impedire lo spaccio di droga nei parchi.
Per quanto riguarda gli stadi, è ovvio che si tratta di un discorso complesso. La dimensione nazional-popolare del gioco del calcio non va d'accordo con i propositi di una sua razionale gestione. Eppure, basterebbe che le istituzioni ragionassero sulle priorità della società civile, per capire che il pallone, per quanto bello e amato, non può far parte di questa categoria. Quindi, tanto per cominciare, si dovrebbe dare alle società sportive 5 anni di tempo e non un giorno in più per realizzare nuovi impianti, con capienza massima di 20.000 posti, che meno si è meglio è. Gli stadi attuali si potrebbero demolire oppure mantenere come monumenti storici rappresentativi del tempo (in)glorioso che fu. Se proprio lo Stato ci tiene a buttare via un po' di denaro, inserisca nella riforma del canone Rai anche qualche incentivo per abbonarsi a Sky. Le partite viste dal divano di casa sono più piacevoli, c'è il cuscino se ci si addormenta e se si lancia una bottiglia non si colpisce nessun passante. Al massimo, la propria moglie.