È corretto abolire il finanziamento pubblico ai partiti?

Sul finanziamento pubblico dei partiti si possono avere le idee più diverse. Oggi, come vent’anni fa, è molto popolare l’idea che debba essere abolito integralmente. Ma anche l’idea opposta, e cioè che qualche forma di finanziamento pubblico debba esserci, è tutt’altro che priva di buone ragioni.

Io propendo per la seconda ipotesi infatti quello che potrebbe accadere è che in sostanza, un governo, espressione della politica, decide di condannare a morte i partiti in omaggio all’antipolitica per dare una risposta alla demagogia e al populismo. Quello che bisogna chiedersi a valle di questa ondata di condanna degli atteggiamenti dei politici in merito alla gestione del finanziamento pubblico è se la democrazia è un valore o un peso. Se è un valore la si difende mettendo in campo tutti gli eventuali accorgimenti necessari. Io ritengo un errore abolire il finanziamento pubblico ai partiti, semmai bisognerebbe prevedere che i partiti abbiano bilanci chiari, trasparenti e depositati e che un organo di controllo superiore eserciti una funzione di verifica dell’utilizzo dei fondi fatti e qualora non fossero stati tutti spesi nell’esercizio delle funzioni o spesi male abbia il potere di abbassare il valore dei rimborsi per l’anno successivo o di comminare multe.
Un noto esponente politico era solito ricordare che la classe politica si divide in tre parti: una piccola minoranza composta dalle persone migliori del Paese; una parte percentualmente uguale in cui si trovano le peggiori; la grande maggioranza è fatta ad immagine e somiglianza del Paese. La classe politica insomma non è né migliore né peggiore di quella società civile che, periodicamente, sale in cattedra.
Ritengo altresì che non è applicabile neanche la considerazione che il finanziamento pubblico è stato introdotto con una legge del 1974, in tanto perché era una legge istituita in un mondo che non c’è più, e poi perché era stata istituita con lo scopo di preservare l’autonomia della politica evitando le ingerenze delle lobby o peggio ancora del malaffare che, a fronte dei soldi messi a disposizione, probabilmente richiedevano leggi ed interventi mirati ai propri interessi. Ai partiti si possono e si devono rimproverare tanti comportamenti sicuramente non tutti trasparenti e sicuramente l’ostilità montata in questi ultimi tempi se la sono cercata e meritata. Ma il fatto che adesso il finanziamento sia ritenuto un costo da ridimensionare in ragione dell’atteggiamento dei pochi è riduttivo rispetto al ruolo svolto dei parti. L’articolo 49 della Costituzione, “Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale”, individua proprio nei partiti il tramite con cui i cittadini partecipano alla vita pubblica; la Carta attribuisce alle formazioni partitiche il profilo di associazioni libere, anche nei confronti delle possibili ingerenze dello Stato. Ed è proprio il finanziamento pubblico a tutelare questa libertà. Se ne vuole fare a meno? Stiamo attenti perché la cura potrebbe essere peggiore del male.
C’è del piacere nel lavoro. Ma nessuna felicità tranne che nel vedere che si è realizzato qualcosa – Henry Ford
Moreno Mazzola
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