I Pgt e la decrescita dell’edilizia

Siccome la politica è politica, c’è da scommettere che i simpatizzanti del centrodestra diranno che Falletta si è trasformato nel nobile paladino del Carengione, mentre gli osteggiatori si affretteranno a scavare nel torbido, recuperando quanti più scheletri nell’armadio possibili. 

Al di là delle faziosità in merito, è più probabile che oggi come oggi certe scelte scaturiscano da ragionamenti pratici prima ancora che politici: il settore edilizia sta marcendo, le imprese vanno a rotoli, molti cantieri sono fermi e ovunque, non solo a Peschiera, pullulano decine di case vuote, sfitte o addirittura invendute. Naturale come il futuro delle città di provincia non possa essere nel “mattone”. Sembra anzi paradossale come molti abbiano considerato – e considerino tutt’ora – l’attività edilizia come la panacea di tutti i mali del mondo. È abbastanza logico che la richiesta abitativa segua lo sviluppo economico di un paese e soprattutto la sua crescita demografica. Se aumenta il numero delle case ma la popolazione resta invariata (ciò che avviene in Italia da circa 25 anni), l’equazione salta. 

Anzi, un consiglio da dare ai nostri politici – grandi o piccini che siano – è di prendere esempio dall’Europa non soltanto quando c’è da alzare l’età pensionabile, ma anche per evitare certe scelte che portano in pericolosi vicoli ciechi. La Spagna, ad esempio, sta pagando un conto salatissimo a causa della bolla immobiliare scaturita dall’impulso scriteriato dato all’edilizia nei primi anni 2000 dal governo Aznar. Risultati: sventramento di territorio naturale, corruzione amministrativa, case vuote e quartieri fantasma. 

Valorizzazione del verde e riutilizzo delle aree dismesse dovrebbero essere i capisaldi di ogni programma urbanistico moderno, sia che esso riguardi una grande metropoli che una cittadina di provincia. A Peschiera e in generale nei paesi dell’hinterland milanese, deve sparire l’odiosa logica della lottizzazione facile e dei piani urbanistici decisi a tavolino da amministratori e costruttori, seduti allegramente attorno a una planimetria della città come durante una partita a Monopoly. Perché il futuro della nostra qualità di vita passa anche dal rispetto del nostro territorio.