Il lavoro nero: flagello o risorsa?

Leggendo ciò che era scritto sul manifesto, non si poteva dire che non avessero ragione. Poi però mi sono detto che al giorno d’oggi è già una fortuna averlo un contratto, e provocatoriamente ho chiesto al rappresentante della Cgil se avessero mai pensato di istituire un sindacato in difesa dei lavoratori irregolari e pagati in nero. Il sindacalista mi ha sorriso: «Difficile, perché andremmo contro la legge. E poi il lavoro irregolare, purtroppo o per fortuna, è una risorsa. Meglio lasciarlo al suo posto».
La riflessione è condivisibile, anche se detta da un rappresentante della Cgil fa una certa impressione. Oggi come oggi, effettivamente, il lavoro nero significa sopravvivenza per chi si ritrova disoccupato a 40 anni, per chi vuole risparmiare quei 100 euro al mese che gli consentono una capatina in più al supermercato o anche per chi un lavoro regolare ce l’ha ma di fronte alla montagna di tasse che paga si ritiene in diritto (giustamente) di sgraffignare qualcosa, magari facendo qualche ora non dichiarata al ristorante del cognato.
La morale sul lavoro nero è un velo di Maya ipocrita e inconcludente. Perché una cosa illegale o la si combatte o la si regolarizza. Le leggi italiane invece condannano l’evasione ma sembrano fatte apposta per favorirla, dal momento che i controlli non vengono mai eseguiti alla radice – cioè nell’istante effettivo dell’evasione, quando il negoziante non rilascia lo scontrino o l’idraulico, oppure il medico specialista, non forniscono al paziente regolare fattura.
Il “nero”, per lo Stato, è come la prostituzione o lo spaccio di droghe leggere. Tollerato, ampiamente tollerato. L’importante è che il messaggio mediatico sia moralizzante. Tanto ci saranno sempre e comunque i fessi con trattenute del 40% sullo stipendio, condannati a rimpolpare – da soli – fisco e Inps.
Un’altra delle tante discriminazioni che avvengono nel nostro Paese è che non tutti hanno la stessa possibilità di evadere. Non sarebbe male prima o poi vedere i lavoratori regolari in piazza, armati di megafono e striscioni: «Date anche a noi la possibilità di rubare come gli altri».
Buon Primo Maggio.