Il Papa? Un mestiere come un altro

Se c'è qualcosa di oscuro nelle dimissioni di papa Ratzinger, questo non lo sapremo mai. Se invece la scelta di Benedetto XVI di lasciare la sua carica si fonda su motivazioni esclusivamente personali, allora siamo di fronte all'ufficializzazione di un cambio di prospettive da parte della Chiesa. O meglio, alla presa di coscienza che il Vaticano, da punto di riferimento spirituale si è trasformato a tutti gli effetti in qualcosa di molto simile a un'azienda.

Tralasciamo per un momento le enormi contraddizioni dogmatico-religiose che il cardinale tedesco si è apprestato a portare con sè dal momento in cui ha deciso di abdicare al trono pontificio, che sono roba da Sacre Scritture e da manuali di diritto ecclesiastico. Pensiamo invece a una persona, in tutto e per tutto uguale a noi, semplicemente con un ruolo sociale più importante, che a un certo punto si accorge di essere vecchia e stanca per portare avanti un lavoro che pesa ogni giorno di più. E allora si fa da parte. Come potrebbe fare un anziano presidente di una nazione, oppure il proprietario di un'industria o un amministratore delegato di una multinazionale. 
Niente di strano in tutto ciò, visto dall'esterno. Si tratta di un atteggiamento umano del tutto comune e comprensibile. La vera curiosità sarà semmai quello che farà il Vaticano per cercare una spiegazione accettabile a quello che è successo. Ad esempio, come farà a sostenere ancora di fronte ai propri fedeli che il Papa è il successore di Pietro? Insomma, secondo la storia della cristianità il signor Pietro è stato un martire con la «m» maiuscola, capace di affrontare il proprio destino di perseguitato, fino al supplizio finale della crocifissione. Immaginiamo per un attimo Pietro che a un certo punto della sua vita si tira indietro e torna a fare il pescatore. È ovvio che la Chiesa, per fortuna, non prevede che il martirio debba essere il destino di ogni Papa, però la distanza tra Pietro e Ratzinger può essere un parallelismo per inquadrare la distanza tra la Chiesa delle origini e quella di oggi. Soprattutto pensando al vero termine di paragone per Papa Benedetto XVI, il suo predecessore Karol Wojtyla, che invece scelsa la strada opposta, cioè portare la croce fino in fondo, pur minato nel fisico e nella mente. 
Oggi che la figura di Ratzinger si defila tra mille dubbi, la sua importanza è invece evidente. Benedetto XVI è stato un Papa dalla profonda consapevolezza dei propri limiti e delle proprie debolezze, capace di considerare il suo ruolo non solo come una vocazione, ma come un vero e proprio mestiere. Grazie a tutti, è stato bello, ma ora pensiamo alla salute. Per il credente sarà forse dura accettarlo, ma da uomo a uomo è comprensibile.
Davide Zanardi