Inutile scandalizzarsi

L’intreccio emerso a Roma tra politica e mafia non è l’ennesimo scandalo di cui indignarsi

Moreno Mazzola

Moreno Mazzola .

Inutile scandalizzarsi: l’intreccio emerso a Roma tra politica e mafia non è l’ennesimo scandalo di cui indignarsi, ma la dimostrazione che, nonostante tutte le dichiarazioni e le riforme annunciate negli anni dalla classe politica, la corruzione non è stata minimamente intaccata, diventando, anzi, un sistema di malaffare ramificato e radicato. L’Expo, il Mose, la Regione Piemonte, Mafia capitale dovrebbero essere nomi che evocano realtà amministrate di cui andare fieri e invece sono scaduti a simbolo della miseria italiana. È facile dire, ora, che il nostro problema non è l’articolo 18, né la riforma del Senato, né le ferie dei magistrati. La verità è che nessun intervento, per quanto importante, sarà mai risolutivo se non si parte dalla causa prima: il denaro in politica. L’opinione pubblica ha chiesto e ottenuto, l’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti, ma non ha voluto vedere che in politica i soldi ci sono rimasti. Troppi. Vengono da imprenditori e professionisti, che finanziano un candidato, un partito, e magari non chiedono sempre favori, ma in qualche modo se li aspettano come ritorno indiretto. Questo sistema è forse più elegante, di sicuro meno fastidioso per chi non vuol vedere, ma ha contaminato gradualmente una classe politica che ha finito per abituarsi al denaro e, come tale, esporsi a tentazioni. Perché per fare una campagna elettorale devono servire tanti soldi? La consuetudine di cene e grandi eventi per chiedere voti e preferenze è malsana:  anche il volto più pulito che vi accondiscende rischia, prima o poi, di venirne travolto. Come il fango venuto giù a Genova, anni dopo lo scempio edilizio. Allora, non resta che una strada: via i soldi dalla politica. Non è difficile, basta volerlo. Del resto, non è un caso che la massima autorità anticorruzione in Europa, il Group of States against Corruption, sta lavorando da anni sulla disciplina dei partiti nei singoli Paesi UE, considerando quest’ultima il primo passo inderogabile per la lotta alla corruzione. È evidente che il malaffare non riguarda solo la politica, ma anche la pubblica amministrazione. Anche qui il punto è lo stesso: benissimo intervenire con l’Autorità anticorruzione, ma con la consapevolezza che si rischierà di correre una gara in retrovia, arrivando spesso in ritardo sul luogo del misfatto, dopo che altri soldi pubblici sono stati rubati a danno dei cittadini.  Quello che serve è partire, anche in questo caso come in politica, da ciò che sta a monte: la mancanza di trasparenza ed efficienza della macchina pubblica. Inutili i tagli, inutili le riforme epocali, se prima non saremo capaci di rendere la Pubblica Amministrazione una casa di vetro, aperta agli occhi di tutti e alla misurazione di uno Stato autorevole.In tanti siamo ancora qui a dirlo, dopo anni, perché crediamo che non sia mai inutile, soprattutto a livello di opinione pubblica. Intanto, però, quanti sono a capo delle Istituzioni smettano di indignarsi, si coordino e facciano finalmente qualcosa che vada oltre il varo dell’ennesima nuova norma.

“La libertà economica è la condizione necessaria della libertà politica.” - Luigi Einaudi