La Costituzione italiana dei sogni e dei perché

Probabilmente è meglio così, perché passare dalle parti dei nostri padri costituenti significa mettersi le mani nei capelli. Intendiamoci, leggere la Costituzione italiana è come entrare nel libro dei sogni. Non esiste forse al mondo un testo dove la libertà, la democrazia e la visione di uno Stato giusto e ben strutturato trovano una così massima espressione. Chi ha scritto quelle righe evidentemente voleva lasciare alle future generazioni un capolavoro, un miraggio di società che potesse illuminare il Paese nei secoli successivi. Che ne è stato di quelle parole, chi lo sa. Oggi la Costituzione è tirata per la manica soprattutto per offendere, o peggio ancora, per difendere delle posizioni personali. Pensare di applicarla veramente, manco per scherzo. E così quei principi fanno un po' sorridere. A partire dall'art. 1: che ne è del «lavoro» su cui si fonda la Repubblica? Se poi si pensa all'art. 9 - «la Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica» - il sorriso diventa una smorfia. E, saltando qua e là, che dire dell'art. 31, dove viene stabilito che «la Repubblica agevola con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia»? O di quello successivo, il 32, sulla necessità di applicare trattamenti sanitari senza però violare «i limiti imposti dal rispetto della persona umana»? Accorgersi che la Costituzione è calpestata quasi quotidianamente è semplice. Accorgersi che a calpestarla, il più delle volte, è proprio lo Stato, è drammatico. Anzi, forse l'unico vero grande difetto della nostra Carta è proprio quello di non assimilare le istituzioni pubbliche allo stesso rango dei cittadini, con eguali diritti ed eguali doveri, tra cui quello di pagare quando si commette un reato. Una crepa dove il potere politico è stato abilissimo nell'infiltrarsi, creando barriere insormontabili di auto-difesa, dove ogni azione, anche la più losca, è inattaccabile e impunibile. A rimediare ai danni, ci pensino i cittadini. Come sempre.