La “Trota ladra” nel fiume dello scandalo, come tutta la politica

Del resto, anche Luigi Lusi si era definito un semplice «ingenuo» anziché un ladro. Non c'è quindi da scandalizzarsi se gli aficionados del Senatur stanno facendo scudo con i loro corpi di fronte alla figura del loro malandato leader. A onore di Bossi, va detto che ci ha messo la faccia e che non ha campato per aria giustificazioni a tutela dei suoi rampolli e del suo clan. Poco, forse, ma basta per regalare un pizzico di dignità a un partito che solitamente è abile a mettersi sul pulpito e indirizzare encicliche, ma che questa volta è stato eccellente interprete della politica viziosa e faccendiera che mette Roma e Varese sullo stesso piano. Ma l'episodio del Carroccio fa parte di un disegno perverso con radici troppo profonde per apparire isolato. Ormai non passa settimana senza che qualche parlamentare, tesoriere, assessore, consigliere regionale o segretario non venga pizzicato con le mani nella marmellata in qualche losca faccenda. E la tendenza è implacabilmente bipartisan. Si è passati dalla svendita di un appartamento a Montecarlo alle paghette settimanali del Trota, transitando attraverso le tangenti di Penati e i furti di Lusi. E che dire degli scandali della Regione Lombardia, dove tra un po' Formigoni si troverà in discreta difficoltà a dimostrare di non essere Ali Babà, circondato da così tanti ladroni. Futuro e Libertà, Pd, Lega, PdL e altri ancora. C'è solo da chiedersi a chi toccherà la prossima volta. Certo, molti di questi individui reclamano giustamente il diritto a non essere giudicati prima di una sentenza ufficiale della magistratura. Ma non serve il giudice a capire come va il mondo. Anche se, grazie all'indifferenza di un popolo dormiglione e con la memoria corta, non ci vorrà molto a lasciar passare la tempesta e a ricominciare tutto daccapo. Loro, tutti insieme.