Zambon peggio di Renzi, ha dilapidato un consenso enorme e ha tradito le aspettative degli elettori

A Peschiera Borromeo, le scissioni interne al Partito Democratico sono già una realtà; Amministrazione in bilico

Lo scarso pubblico alle celebrazioni del 2 Giugno

Lo scarso pubblico alle celebrazioni del 2 Giugno

L’ultima tornata elettorale ha sancito lo stop al renzismo. Il Partito Democratico ha perso due milioni di voti rispetto all’anno scorso, ma a Peschiera Borromeo c’è chi ha fatto peggio. Luca Zambon, Sindaco della cittadina milanese ha dilapidato un consenso elettorale enorme, mai registrato prima. Un anno fa al primo turno raccolse  il 48,82% dei consensi, confermati poi al ballottaggio con quasi il 67% delle preferenze. Oggi ha l’indice di popolarità al minimo storico, basta girare la città per raccogliere numerose dichiarazioni di suoi ex sostenitori molto rappresentativi, che gli hanno voltato le spalle. In Consiglio comunale ha potuto contare fin da subito su dieci consiglieri comunali (nove del PD, e uno della Lista Nota). Il Partito Democratico con i suoi giovani eletti aveva la possibilità di interpretare il cambiamento tanto sbandierato in campagna elettorale dai suoi esponenti, lo slogan del giovane candidato del Partito Democratico recitava “Peschiera 2014, pronti al cambiamento”, è rimasto purtroppo solo uno slogan.
Dopo i primi mesi di lavoro, tutte le attenzioni dell’Amministrazione sono state esclusivamente rivolte  alla politica urbanistica, tralasciando di risolvere i problemi  importanti e urgenti per il buon funzionamento della città. Il Sindaco si è anche avvalso di un consigliere personale, l’ ex Assessore, Silvio Chiapella (Leader della lista “Nota”). Questa scelta aspramente criticata  inizialmente dall’opposizione, era stata digerita dai Consiglieri eletti, in quanto a loro parere “funzionale allo scopo”.  In seguito è stata oggetto di aspre critiche anche dalla maggioranza.  Strada facendo, diversi Consiglieri Comunali e metà della Giunta hanno lamentato: ingerenze esterne perpetuate da personaggi estranei all’Amministrazione; la mancanza di condivisone degli atti e infine hanno accusato Luca Zambon di non voler realizzare il programma elettorale. Tant’è che tre Consiglieri comunali, di cui il Presidente del Consiglio, sono usciti dal gruppo consiliare del PD. In Giunta il siluramento dell’Assessore Marco Righini, voluta da Zambon, ha innescato le dimissioni anche di altri due componenti, Caterina Molinari e Danilo Perotti. Gli assessori defenestrati erano espressione del Partito Democratico, e la decisione ha scatenato una discussione furibonda nel PD, discussione poi stoppata, in seguito ai risultati del congresso cittadino. In meno di un anno, gli esponenti di Nota, ai quali Zambon aveva destinato il posto di vicesindaco con due Assessorati di peso come Servizi Sociali e Ambiente e Mobilità, sono confluiti nel Partito Democratico locale, prendendone poi il controllo dopo un congresso nel quale nessuno ha osato sostenere un candidato diverso da quello proposto dagli ex di Nota.
Il nuovo segretario del Partito Democratico è espressione di quella lista civica “Nota”, i cui fondatori furono espulsi dal PD nel 2009 per non avere rispettato l’esito delle allora primarie. Un corto circuito che di fatto ha svuotato il circolo dal gruppo storico che aveva fondato il PD in seguito alla fusione fra Margherita e Democratici di Sinistra, e dal gruppo dei giovani renziani delusi e disillusi da una politica in continuità con la dirigenza del 2004 e che nei fatti è espressione degli interessi dei soliti mestieranti della politica.  Ora l’Amministrazione di Luca Zambon è appesa ad un filo, per amministrare la città, dovrà scendere a patti con i frondisti, che hanno dichiarato di voler votare solo atti mirati alla realizzazione del programma elettorale, da loro sottoscritto. Ci potrebbe essere un’ altra soluzione all’orizzonte. Il gruppo dirigente superstite, del Partito Democratico capitanato dagli ex di Nota, per non scendere a patti, potrebbe giocare in anticipo: approfittando della scenario politico dove si registra per ora, l’assenza di una vera leadership a destra in grado di proporre un alternativa, gli strateghi del PD,  potrebbero tirare la corda fino alla rottura, sacrificando Luca Zambon alla causa, per poi andare al voto a ottobre o novembre 2015 con un nuovo candidato, Enrica Colombo.
Giulio Carnevale