Previsioni del tempo: certezze e incertezze

l meteorologi elaborano “previsioni” e non “certezze”, come del resto implicito nel concetto di “previsione”.
Anzi, la certezza non potrà essere mai raggiunta, nemmeno tra milioni di anni perché la prevedibilità deterministica dell’atmosfera ha un limite teorico invalicabile di 15-20 giorni per il noto “effetto farfalla”.

Infatti per conoscere “che tempo farà” occorre conoscere “il tempo che c’è”, oggi noto, solo nella misura del 30% circa, mediante le osservazioni giornaliere effettuate nel mondo da 10.000 stazioni di terra, 2.000 palloni sonda e dai satelliti. 
In realtà per una previsione perfetta bisognerebbe in primis conoscere la posizione, in questo istante, di ogni molecola d’aria (cosa appunto impossibile anche tra milioni di anni). Ma, ammesso che ciò sia possibile, una farfalla che oggi si levasse inopinatamente in volo, ad esempio alle ore 12.15 a Palermo, potrebbe scatenare, a cascata, una serie di eventi imprevisti a scala via via più grande, con la formazione, magari, dopo 2-3 giorni di un uragano in Giappone. 
Ma il concetto stesso di errore, per quanto riguardo il tempo, non è facile da definire. Ecco alcuni esempi: è errata una previsione di nubi su tutta l’Italia se poi in realtà sul 10% della penisola il cielo resta sereno? Oppure, è errata una previsione di temporali su tutta la Lombardia se poi, magari, in piazza del Duomo a Milano il temporale non arriva? O ancora, è considerato errore prevedere una temperatura massima di 29 gradi a Roma se poi se ne registrano 31? E così via.
Diverso invece l’errore da imperizia. In Italia vi sono circa 300 siti meteo e, tra questi, una cinquantina elabora anche previsioni, ma solo una decina ha veri professionisti ossia laureati in Fisica: le ARPA regionali, l’A.M. e ovviamente anche www.meteogiuliacci.it. Gli altri siti previsionali impiegano quasi tutti “dilettanti della domenica”; è come se gli odontotecnici si improvvisassero dentisti e questo perché in Italia manca una legge che disciplini la professione di meteorologo.
Stante comunque la loro ormai elevata attendibilità - circa 90% di successi sul domani-dopodomani - le previsioni del tempo oggi sono molto seguite perché ci si è resi conto che i benefici tratti dal 90% di previsioni giuste compensa di gran lunga i danni arrecati da quel modesto 10% errato. Ecco perché ritengo ingenerosi i reiterati tentativi di denigrazione dei meteorologi ogni volta che sbagliano (come se la previsione perfetta fosse un diktat), approfittando del fatto che i circa 200 meteorologi professionisti italiani contano zero di fronte a qualche milione di operatori con attività meteosensibili. 
Un errore comunque del 10-15% per previsioni a 2-3 giorni significa che, tra i 52 week-end di un anno, in media solo 7/8 risultano errati. Per ironia del caso l’errore può coincidere proprio con un fine settimana superfestivo - ad esempio quello pasquale - ma non vi è alcun motivo per cui il meteorologo nelle importanti festività debba “stare più attento” - come ci ha sgridato qualche guru -, come se gli errori fossero dovuti a disattenzione e non alla naturale imprevedibilità del tempo.
Comunque, da un punto di vista probabilistico, la metà di quei 7/8 fine settimana errati, risultano tali perché è venuto il sole là dove era stata prevista pioggia mentre per l’altra metà è venuta la pioggia là invece era previsto il sole. Nel primo caso gli operatori con attività meteodipendenti ne ricevono un danno, nel secondo caso invece un beneficio che compensa alla pari il danno delle previsioni errate. Ma questo viene deliberatamente taciuto.