Tra l'elezione dei saggi e un'intesa che non si trova, l'inquietudine circa il futuro degli italiani diventa disperazione

La mossa di Giorgio Napolitano aveva ottenuto il benestare di tutte le forze politiche. Sono infatti state positive le prime reazioni all’annuncio fatto dal Presidente della Repubblica di voler nominare due gruppi di saggi con il compito di individuare proposte programmatiche attorno a cui formare il nuovo Governo.

Questo serve per riempire un momento di crisi di cui non si trova soluzione e le eventuali proposte devono trovare sintesi in una maggioranza che li porti davanti al Parlamento per ottenere la fiducia. Sicuramente quello che si nota nella composizione dei gruppi è che mancano sia donne sia elementi riconducibili al M5S. I prossimi giorni evidenzieranno quale sarà l’esito della procedura definita dal Presidente, la cui riuscita dipenderà necessariamente dalla possibilità di costituire quella maggioranza trasversale che finora non si è riusciti a costituire. Siamo in una fase di stallo difficilmente risolvibile; il Pd propone un governo di cambiamento su alcuni punti di programma che vanno nell’ottica di un contenimento dei costi della politica e di un rilancio in ambito economico. Questa prospettiva non trova sponda da parte del M5S, che reclama e rivendica o il Presidente del Consiglio o la Presidenza di Copasir e Vigilanza RAI. Il Pdl invece rilancia un governo di grandi intese. Il recente risultato elettorale ha accentuato i conflitti tra i partiti e ha ridotto i margini di manovra, li ha legati a scelte pregiudiziali e veti reciproci. In una situazione in cui nessuno dei partiti ha la maggioranza e quindi - per formarne una - il compromesso appare inevitabile, ogni spazio di compromesso è venuto a mancare.
Rinchiuso in isolamento c’è il Movimento 5 Stelle, convinto che tale isolamento possa aprire successi futuri e non già, come invece è di giorno in giorno più probabile, il preannuncio di un memorabile flop politico. Questa forza che, sulla carta, vuole effettuare il cambiamento è quella più statica e che nei fatti lo impedisce usando anche atteggiamenti da prima Repubblica là dove affermano determinate cose e poi le smentiscono (vedesi definizione del Fascismo buono, dell’apertura ad eventuali governi con persone non riconducibili ai partiti, vedesi riferimento a Morfeo per il Capo dello Stato, insulti e contumelie salvo poi indignarsi se si viene chiamati onorevoli anziché cittadini).
Come conseguenza la crisi si è trascinata senza sbocchi fino ad oggi; sotto gli occhi sempre più perplessi dell'opinione pubblica internazionale e dei mercati, mentre la tenuta economica del Paese dà segni continui di cedimento, la discesa dei redditi si aggrava, l'inquietudine circa il futuro si sta trasformando in disperazione. Ha senso proseguire in questa attesa dilatoria dove i partiti non trovano intese nell’interesse del Paese ma pensano soprattutto a tutelare rendite di posizione, la delusione in questo senso deriva dalle posizione del M5S, o andare di nuovo al voto con la possibilità di ritrovarsi nella stessa situazione? Sapendo che l’interesse del Paese e dei cittadini mal si sposa con questa ipotesi.
La democrazia è il governo degli incompetenti, dove bisogna ascoltare il parere di qualsiasi stolto e dove ciascuno pensa a sé stesso – Platone
Moreno Mazzola