Dall’horror-fantascientifico al romantico-psicologico: Frankenstein non tramonta proprio mai

Frankenstein

Dal 14 al 19 maggio al Teatro Delfino di via Mecenate a Milano, cavalca la scena un classico della letteratura internazionale: Frankenstein scritto da Mary Shelley e pubblicato per la prima volta nel 1818. Una sceneggiatura a cura del noto regista, nonché attore e direttore artistico del teatro stesso: Zanandrea propone al pubblico milanese una moderna rivisitazione di quel romanzo horror-fantascientifico donandogli una chiave di lettura romantica-psicologica.

Due ore intense nelle quali il pubblico si interroga su tematiche senza tempo quali: le conseguenze devastanti dell’ambizione umana, il rapporto padre-figlio/inventore-creatura, il desiderio innato dell’amore, la paura dell’abbandono, il delirio di onnipotenza, l’emarginazione, la superficialità della specie umana, e infine la rabbia. Lo scienziato Victor Frankenstein, spinto dalla sua boria e dal desiderio di immortalità, ridà la vita a un cadavere senza però raggiungere il risultato bramato. L’esperimento, di fatto, delude le sue aspettative di fronte alla consapevolezza nell’aver creato un mostro.

Disarmato, è il primo ad abbandonarlo e a rifiutarlo, come tutte le persone che questo essere incontrerà nella sua vita. Il mostro, nato buono, si trasforma, a causa dell’emarginazione e del rifiuto, in quella bestia che tutti temono, arrivando a uccidere per vendetta le persone più care al creatore. Chi di noi può dire di non essersi mai trovato neppure un attimo nelle vesti di quel mostro? E chi tra Victor e la sua creatura è veramente l’essere spregevole?

La solitudine ci accompagna sino all’ultima battuta, appannando gli occhi degli spettatori quando si miscela con la disperazione del protagonista. Una commozione sollecitata da quei giochi di luci e ombre, da quella scelta minuziosa delle musiche, da quelle scenografie, seppur semplici, arricchite da trucchi scenografici che rubano la scena ai personaggi… e quel coro, che impreziosisce il tutto riempiendo i silenzi. Oltre ogni aspettativa venticinque artisti, tra attori e coro, in un neonato teatro del milanese danno vita ad una grande opera, che per doti artistiche e cura dei dettagli non hanno nulla da invidiare alle rappresentazione dei più grandi palcoscenici cittadini.

Nicoletta Marino
Paola Forastieri