Pareidolia, quando il nostro cervello ci fa vedere e sentire i fantasmi

Trovare la “prova definitiva”. Qualunque ricercatore o appassionato di paranormale ha questo obiettivo ben piantato in mente. Un obiettivo che però, a oggi, nessuno è stato in grado di raggiungere poiché una prova incontrovertibile dell’esistenza di qualcosa che esista al di là del mondo conosciuto non è mai stata portata. Eppure su Internet, ma non solo, impazzano centinaia e centinaia di video, foto e persino file audio nei quali sarebbero state immortalate le figure e le voci di fantasmi.

Possibile che ci sia al mondo un numero così alto di squilibrati? La risposta ovviamente è no. Ma allora come si spiega l’esistenza di moltissime persone convinte che questi materiali siano delle reali “testimonianze” di presenze soprannaturali? Come si spiega la sensazione che tutti noi abbiamo provato almeno una volta nella vita che la figura presente in quella particolare foto o quella strana voce registrata siano DAVVERO qualcosa di non umano?
Contrariamente a quanto si possa pensare, la spiegazione è assolutamente razionale e prende il nome di “pareidolia”, termine con il quale si definisce la tendenza del nostro cervello a riconoscere forme note in oggetti e profili dalla forma casuale, oppure parole ben distinte in suoni altrettanto accidentali. Derivante dal greco “eidolon” (immagine) preceduto dal prefisso “parà” (simile), significa letteralmente “immagine di qualcosa di simile alla realtà” e sintetizza in modo perfetto l’esigenza che per natura ognuno di noi ha di mettere ordine nel disordine, di attribuire un significato conosciuto a uno stimolo vago o ambiguo.

Il volto di Nettuno nelle onde del mareQuesto meccanismo, che ci portiamo dietro dall’alba dei tempi, è la conseguenza dell’azione congiunta di due fattori: da una parte, il fatto che la percezione della realtà di ogni singola persona è un “processo costruttivo” nel quale la mente spesso crea una realtà “parallela” intervenendo direttamente su ciò che i nostri sensi registrano; dall’altra, l’influenza che su questo processo hanno le nostre aspettative. Spesso infatti tendiamo a percepire ciò che ci aspettiamo o che speriamo di provare.
Per milioni di anni, raccogliere rapidamente le informazioni, confrontarle con le conoscenze acquisite, elaborarle e agire di conseguenza ha permesso all’uomo di sopravvivere ai pericoli di una natura avversa e a scappare dai predatori. Per questo motivo oggi ci risulta difficile accontentarci di significati casuali e tendiamo a identificare ogni stimolo che il nostro cervello è in grado di riconoscere con qualcosa già registrato dall’esperienza.
La pareidolia funziona sia a livello visivo sia uditivo. Così come scorgiamo in una nuvola il volto di una persona o il profilo di un animale, allo stesso modo tendiamo a individuare nel riflesso di un flash, in un’ombra o in uno sbuffo di fumo l’immagine di un fantasma. Oppure, scambiamo un normale rumore o fruscio per la voce di un defunto o in alcuni casi per delle vere e proprie parole, come nel caso dei cosiddetti EVP (Electronic Voice Phenomena).
La pareidolia è un meccanismo talmente potente che qualcuno, probabilmente molto credente, ha visto addirittura il volto di Gesù nelle macchie sul soffitto o nelle bruciature di un toast, e ha venerato una brioche perché raffigurante il volto di Madre Teresa di Calcutta.
Perché, non dimentichiamolo mai, la nostra mente… mente.
Marco Pessina - Ghosthunter.it
Per approfondire l’argomento mettendoti alla prova in modo interattivo guarda il nostro video su Ghosthunter.it: http://www.ghosthunter.it/featured/pareidolia-illusione-subcosciente-video