Marco Galeone, un primario con la passione della res publica

Lei è arrivato a Peschiera cinque anni fa, con un curriculum di tutto rispetto, che le ha consentito di conoscere molteplici realtà territoriali. Come è statol’impatto con la nostra città?

Trovo Peschiera Borromeo una città estremamente piacevole, senz’altro una delle migliori del territorio. Una città, soprattutto, dove si è creato un rapporto equilibrato tra la modernità e la storia locale. Inoltre, questa Amministrazione comunale è riuscita a dare una certa stabilità e una serie di risposte importanti ai bisogni dei cittadini. Per me è un po’ come tornare indietro nel passato, quando ho cominciato a lavorare come primario a Mantova. Peschiera mi ricorda molto alcune cittadine della provincia mantovana, e così come mi ero trovato bene allora, devo dire di sentirmi perfettamente a mio agio anche adesso.

L’azienda farmaceutica è una realtà in espansione. Nel corso degli anni sono arrivati nuovi servizi e in tempi recenti si è parlato della possibilità di insediare una terza struttura comunale, all’interno del futuro centro commerciale di via Liberazione. Quali sono invece le novità previste a breve termine?

Dobbiamo valutare innanzitutto il momento critico del nostro paese, un momento in cui fare dei passi avanti è piuttosto difficile. Nonostante questo, la nostra azienda sta cercando di diventare una vera e propria società multiservizi e di migliorare l’offerta giorno dopo giorno. Non va dimenticato che le farmacie comunali appartengono effettivamente a tutti i cittadini e che il loro utile viene reinvestito nei servizi alla collettività. L’apertura della terza farmacia, che sarà effettiva nell’arco di poco più di un anno, va in questa direzione. Del resto, noi non vogliamo configurarci come una semplice azienda che vende farmaci. I servizi messi a disposizione per gli anziani e il paniere di sconti, attivo sia nelle strutture comunali che in quelle private, ne sono un esempio. Abbiamo anche un’attività d’istruzione indirizzata all’utenza e finalizzata a consigliare il cittadino sui farmaci generici da poter utilizzare al posto di quelli ‘griffati’, in modo da risparmiare e al tempo stesso disporre di medicinali che hanno medesime qualità e caratteristiche, oppure proporre prodotti parafarmaceutici e omeopatici. Abbiamo anche preparato una “carta fedeltà”, simile in tutto e per tutto a quella usata nei supermercati, attraverso la quale il cittadino può godere di ulteriori sconti. Con l’Amministrazione comunale peschierese abbiamo recentemente collaborato in occasione dell’apertura del nuovo asilo nido di Mezzate e continuiamo a farlo nel mettere a disposizione i farmaci per quei cittadini che si trovano in condizioni economiche particolarmente disagiate.

Eppure da alcuni anni a Peschiera alcuni gruppi politici chiedono la privatizzazione delle farmacie, per favorire al concorrenzialità e aumentare il servizio. Cosa ne pensa?

In un ambito democratico, ognuno è libero di esprimere il proprio pensiero e di realizzarlo. Io, per la mia ideologia politica, ho sempre scelto di lavorare in aziende sanitarie pubbliche e credo che sull’argomento sanità la scelta del pubblico sia vincente. Credo anche fermamente che la sanità debba essere gestita dallo Stato, dalle Regioni e dai Comuni e non interamente dai privati. Questi possono semmai affiancarsi alle strutture pubbliche se hanno determinati requisiti. Le farmacie comunali di Peschiera, ripeto, sono proprietà dei cittadini.

Lei da sempre unisce la passione per il lavoro a quella per la politica. È più difficile fare il politico o il dirigente?

È una domanda molto difficile a cui rispondere. Io penso però che in fondo sia la stessa cosa. Per saper fare i dirigenti bisogna avere grande professionalità, amare il proprio lavoro e sapersi dedicare interamente per saper risolvere i problemi della propria azienda. Io sono un grande ammiratore di don Sturzo, a cui mi sono sempre ispirato. Questo prete di Caltagirone, che è stato sindaco e fondatore del Partito Popolare Italiano, e che Mussolini mandò al confino chiamandolo in modo spregiativo “triste prete catto-comunista”, soleva dire: “Per fare politica, è necessario dedicarsi a coloro che non hanno più il tempo o la voglia di poter sorridere”. Questo mi sembra l’aspetto più importante. Chi fa politica, deve farlo per aiutare i propri cittadini, e chi si assume il compito di amministrare, deve gestire al meglio la res publica.

Davide Zanardi

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