5 centimetri di neve non rappresentano un allarme

  ero intervenuto con una lunga lettera pubblicata su questo giornale nel gennaio 2006.

Evidentemente certi 'messaggi' non sono stati recepiti e la mail a firma (?) L.R. apparsa nel numero 23 del 4.12.u.s. mi impone nuovamente di intervenire, come cittadino e come presidente

della locale Protezione Civile. Come cittadino, innanzitutto. Premesso che non intendo propormi come difensore d'ufficio dell'Amministrazione Comunale, vorrei fare alcune considerazioni. Il 28 novembre è nevicato. Chiamarla 'copiosa nevicata' mi pare un po’ azzardato. Cinque centimetri? Forse sì. Dieci? Non mi pare proprio. Del resto la neve è un fenomeno comune in pianura padana, evitiamo di creare un caso quando non ne esistono i presupposti.

Rispetto alle previsioni meteo, le precipitazioni nevose sono iniziate intorno alle 6 del mattino, non mi sembra che alle 8, orario di apertura delle scuole, ci fossero situazione di pericolo o di emergenza. Forse fastidio e disagio, ma nulla che non potesse essere affrontato con un buon paio di scarpe ed un po’ di buona volontà.

Le bidelle (dipendenti statali!) hanno spalato la neve al posto dei dipendenti comunali? Dov'è lo scandalo? Hanno fatto solo bene. Evitiamo di cadere nell'italico vizio dello scarico di competenze e responsabilità! Di fronte ad una situazione ritenuta di disagio e visto che altri non potevano intervenire si sono rimboccati le maniche ed hanno agito! O forse bidelli e bidelle si sarebbero dovuti rinchiudere al calduccio nel loro 'Fort Apache' assediato da una tormenta di neve con i lupi affamati ed attendere che uno squadrone del 7° cavalleria formato da operai comunali e volontari andasse a salvarli? Può darsi che in quel momento le priorità dell'Amministrazione fossero altre: luoghi frequentati da personale più debole, Asl, ingresso delle farmacie ecc. Ai nostri figli, spesso tirati su nella bambagia, non devono fare paura venti metri in due centimetri di neve.

Evitiamo anche di tirare in ballo la legge 626 che (come la cugina legge sulla privacy) viene spesso citata anche a sproposito. Non siamo in fonderia o su un ponteggio, chi vive in Lombardia sa come affrontare quella cosa bianca che scende dal cielo (e non è la manna!). E non credo che il dirigente scolastico abbia obbligato, pena fare rapporto al ministro Brunetta, i dipendenti a uscire scalzi a spalare la neve.

Come presidente della locale Protezione Civile devo invece registrare ancora la non conoscenza (se dico ignoranza qualcuno poi si offende) dei meccanismi che regolano l'impiego dei volontari. Premesso che gli stessi non sono i tappabuchi buoni per ogni evento, l'attivazione (come si dice tecnicamente) di una organizzazione di Protezione Civile avviene sulla base di un’emergenza dichiarata e definire emergenza 6/7 centimetri di neve...

Un esempio: la nevicata di fine gennaio 2006, che probabilmente molti ricorderanno, non fu ritenuta 'emergenza di Protezione Civile' dalla Regione Lombardia, che rifiutò il rimborso delle spese di benzina alle organizzazioni di volontariato (nel nostro piccolo in 3 giorni percorremmo circa 400 chilometri sulle strade del Comune). In secondo luogo la maggior parte di noi lavora, e se non c'è una chiamata ufficiale con l'applicazione esplicita dei benefici di legge, non possiamo lasciare il posto di lavoro, se non prendendo una giornata di ferie. Ed ancora, come ripete Bertolaso 'siamo tutti Protezione Civile': i bidelli, le bidelle in quel momento erano 'protezione civile'! O il mittente della mail, se vede bruciare un cestino in ufficio non interviene perchè 'non è sua competenza'?

Infine, ricordo due punti già scritti quasi tre anni fa: il prossimo Natale acquistiamo un telefonino o un videogioco di meno e un paio di stivali o un badile in più, e 'non chiediamoci cosa può fare lo Stato per te, chiediti cosa puoi fare tu per lo Stato' (John Kennedy).

Con la speranza di non dover più tornare in argomento, porgo a tutti i migliori auguri di un 'bianco' Natale.