Lo stambecco, sconfitto il rischio di estinzione, popola le montagne di tutto l’arco alpino

La scorsa estate, mentre mi trovavo in Val Seriana, ho intrapreso un’escursione, in solitario, della durata di due giorni con pernottamento al rifugio Lago Nero con l’intento di fotografare i 5 laghi e sperando di incontrare fioriture particolari.

Lo stambecco

Lo stambecco Un esemplare di stambecco

Partito al mattino presto, con il sole,  da Valgoglio  loc. Bortolotti  (quota  1100 m), dopo 4 ore  di camminata da naturalista  (spesso mi fermo per fissare con il mio obiettivo le meraviglie della natura), sono arrivato al rifugio (quota 2100 m)  con il cielo già nuvoloso   e quindi non  proprio ideale per  il mio scopo.  Sperando nell’indomani, per ingannar l’attesa, mi sono aggirato nei dintorni per fotografare i fiori e verso sera, proprio nei pressi del rifugio, con mia grande sorpresa, mi sono imbattuto in un gruppo di 20 stambecchi, soprattutto femmine con i piccoli e qualche giovane. Ciò che mi ha più stupito è stato il fatto che  alcuni gironzolavano vicino a me senza alcun timore, mentre  una femmina più lontana curava la nursery dei piccoli nati  nell’anno. Parlando con il gestore  del rifugio ho scoperto  che, essendo  gli stambecchi molto golosi di sale,  nei  pressi del rifugio venivano regolarmente riforniti di tale leccornia e questo  li spingeva  ad  avvicinarsi senza paura delle persone. L’indomani  il tempo è peggiorato, il ritorno è stato drammatico, sotto una pioggia torrenziale per un paio d’ore, inzuppato fino al midollo, senza incontrare anima viva, ma con  grande soddisfazione per aver incontrato questi splendidi  animali. Cerchiamo di conoscerli meglio. 
Lo stambecco (Capra ibex)  è un ungulato bovide diffuso su tutto l’arco alpino con popolazione numerosa. Nel corso  del 1800 ha rischiato l’estinzione; la sua sopravvivenza è dovuta alla creazione  nel 1836 della riserva  di caccia del Gran Paradiso divenuta successivamente Parco Nazionale. Da qui nel XX secolo sono stati prelevati gli individui utilizzati per le reintroduzioni sulle Alpi che hanno portato ai risultati odierni (nel 2008 nella provincia di Bergamo più di 1000 stambecchi). Simile ad una capra, ha aspetto tozzo ma robusto. Raggiunge la lunghezza di circa 110-150 cm e l’altezza al garrese di circa 70-90 cm  con un peso tra gli 80 e i 130 Kg, la femmina è più piccola, alta circa 80 cm con un peso di 60 Kg circa. Il mantello è bruno d’inverno, si schiarisce a primavera e dopo la muta estiva diviene  grigio-marrone. Il maschio può vivere 14-16 anni mentre la femmina può superare i 20 anni. Entrambi hanno  corna permanenti a forma d’arco incurvate all’indietro,  con numerose protuberanze che aumentano con l’età; quelle del  maschio sono lunghe circa 1 m, quelle della femmina  30-35 cm. Gli accoppiamenti avvengono nei mesi di dicembre e gennaio. I maschi adulti ritrovano il branco delle femmine, le quali dopo un periodo di gestazione che dura  160-170 giorni,  partoriscono i piccoli a partire dall’inizio di giugno.  I parti gemellari sono molto rari, spesso nasce un solo piccolo. Il neonato sta in piedi dopo pochi minuti ed è subito in grado di seguire la madre sulle pareti a strapiombo; si nutre del latte materno fino all’autunno, ma rimane con la madre fino ai 3 anni.
Lo stambecco è dotato di ottime capacità di arrampicatore, è adattato agli ambienti aridi  e occupa  aree non boscate, comprendenti pareti rocciose e praterie d’alta quota. Utilizza ambienti compresi tra i 1500 e i 2500  m durante  l’inverno, mentre in estate  si spinge tra i 2300 e i 3000 m. In inverno predilige i versanti esposti a sud- sud ovest dove la coltre nevosa è spesso meno profonda. In primavera, attraverso i boschi, può scendere fino a fondovalle per brucarvi la prima erbetta fresca.
Lo stambecco è un erbivoro che si nutre nelle ore più fresche del mattino e della sera, spesso a metà giornata  si sdraia a ruminare. La sua dieta è composta in gran parte da graminacee, ma nel corso dell’inverno si nutre anche di funghi, licheni, rametti, foglie e cortecce di giovani conifere. Durante la bella stagione  può consumare anche 10-15 Kg al giorno di vegetale, accumulando importanti riserve di grasso per l’inverno.  Come gli altri ungulati è ghiotto di sale e sali minerali in genere che ricerca e lecca nelle rocce. In Italia è presente in tutte le regioni alpine, dal Piemonte al Friuli Venezia Giulia. In Lombardia le popolazioni più numerose si trovano in Valtellina,  sulle Orobie, e sul versante lombardo del massiccio dell’Adamello.
Walter Ferrari - 339.7615179