Potature, il parere dell'esperto: «Inutili e talvolta dannose. Sbagliato farle a fine marzo»

Il dr. agr. Mario Pria per l’occasione ha analizzato le potature fatte in questi giorni dal comune di Peschiera Borromeo: «vorrei dar voce a chi voce non ha: gli alberi»

In alto a destra il dr. agr. Mario Pria

In alto a destra il dr. agr. Mario Pria

Le potature di via Matteotti a Peschiera Borromeo

Le potature di via Matteotti a Peschiera Borromeo

«Quando rimarrete senza ossigeno a chi vi rivolgerete?»

Nella stagione delle potature può capitare di imbattersi in potature quantomeno discutibili, come quelle degli esempi nelle foto a corredo di questo articolo. Senza nulla togliere alla cultura del lavoro, vorrei dar voce a chi voce non ha, gli alberi. E loro, che non hanno più i rami per innalzarsi al cielo, sembrano vergognarsi, come nudi, scheletrici, obbligati a forme innaturali, e si dispiacciono per non poter offrire più riparo e casa agli uccellini, a non dare il ristoro che le poche foglie che emetteranno saranno in grado di donare. E quanto meno ossigeno produrranno per i bipedi inquinanti! Le loro ampie ferite potranno dar casa, quello sì, a patogeni e batteri, e le loro forme devastate, storpie, violentate, cercheranno di recuperare spazio e vita in un mondo che non li capisce più.  (foto 1)
Foto 1

Foto 1

Lo dico da agronomo: le potature sono per lo più inutili, e talvolta dannose. Le piante, in natura, non hanno alcun bisogno di essere potate. È l'uomo che le pota. Perché?

Essenzialmente le potature servono solo in due casi:
- per regolarizzare la produzione (nei frutteti "industriali", al fine di evitare il fenomeno dell'alternanza di produzione ed avere rese costanti ogni anno; già non la farei, ad esempio, con le due piante del giardinetto privato)
- nelle alberature cittadine , ma solo nel caso in cui i rami siano da ostacolo per la circolazione).
Negli altri casi sono uno spreco di denaro pubblico.
Ogni taglio effettuato sull'albero, gli provoca delle ferite, che sono dei punti di entrata per parassiti e patogeni, e che possono favorire l'instaurarsi di malattie che si perpetuano negli anni. E' evidente, poi, che più è grande la ferita, maggiore è l'esposizione all'aria e quindi maggiore è il pericolo di contaminazione ad opera di batteri e funghi. (foto 2) Le malattie indotte dai patogeni si estrinsecano attraverso una necrosi progressiva del legno (i funghi se ne nutrono) ed un indebolimento dei tessuti con rischio di scollamenti e cadute di rami e branche. Inoltre si possono creare occlusioni dei canali linfatici e disseccamenti progressivi di rami apicali, con ulteriori rischi di cadute.
Quindi ricordate la regola aurea : "meglio cento tagli da un centimetro che un taglio da cento centimetri".
Foto 2

Foto 2

Un altro grande svantaggio della potatura è la negativa conseguenza a carico della stabilità della pianta. Immaginate che ogni pianta, nata e cresciuta in piena terra, sviluppi un apparato radicale, in volume, pari a quello della chioma. Si tratta di un volume enorme di radici che hanno il compito di captare i nutrienti dal terreno, ma anche quello di ben ancorare la pianta al terreno. Quando andiamo a rimuovere una grande parte della chioma, studi recenti hanno dimostrato che l'albero reagisce abbandonando progressivamente quella parte di apparato radicale preposto alla nutrizione diella parte di chioma cha abbiamo rimosso.
La pianta rimane quindi meno radicata al suolo e più sensibile, quindi, all'azione del vento. Paradossalmente magari si pota per evitare "l'effetto vela della chioma", e in realtà si rende l'albero più sensibile alle cadute.

Allora perché si pota? Ancora non so darvi una precisa risposta; si tratta spesso di un fraintendimento nato da una volontà di ordine e di pulizia, ma che cozza, credetemi, con gli interessi della pianta! Spesso, poi, la volontà di potare può essere mutuata da comportamenti contadini di un'Italia agricola che non esiste più. Le nostre campagne, agli inizi del '900, erano piene di salici (adatti ai terreni umidi, risicoli) e di gelsi, che fanno parte del paesaggio agricolo, ad esempio, della Lombardia. Perché? Perchè venivano usati i loro rami per produrre cesti, sedie, utensili in legno (i salici si ritrovano nei terreni delle grandi aziende in cui si produceva riso, e l'Italia è stata per anni uno dei maggiori produttori di riso al mondo); oppure si usavano le foglie dei gelsi per allevarvi i bachi da seta, che poi venivano venduti ai grandi setifici, simbolo della nostra economia pre industriale del 900. Quindi le piante venivano potate molto. Dai grossi tagli si generavano numerosi ed affastellati rami lunghi che venivano usati per gli utilizzi sopra menzionati o per produrre foglie, alimento del baco (gli stadi giovanili del Bombix mori).
Ma oggi i setifici non esistono più, la seta si produce in Cina, vi sono fibre artificiali e non più naturali. Quindi i tagli generosi che si facevano una volta, oggi non hanno più alcuna ragione di esistere! Vorrei ricordare anche le conseguenze sulle forme naturali delle piante, che, dopo le intense potature, vanno a perdersi. L'albero reagisce con l'emissione di molti rami sottili, affastellati, disordinati, perdendo la sua forma naturale e sviluppando rami lunghi che possano fare velocemente foglie e fotosintesi; questi rami sottili saranno a loro volta più soggetti a spezzarsi, tanto più se originati da gemme sottostanti tagli minati da patogeni entrati dalle ferite.

Che dire poi, dei danni evidenziati da potatori maldestri? il peso delle motoseghe, la precarietà del cestello, fa sfuggire, a volte, la lama. Ed ecco le ferite sulla corteccia, (foto 3) i distacchi di intere porzioni di corteccia esterna , le ferite nella zona del colletto (foto 4), che vanno a danneggiare quello strato ("barrier zone") di cellule pronte a creare una barriera di contenimento alla progressione di eventuali patogeni; si tratta di cellule indifferenziate, pronte a diventare suberose, ad ispessirsi e creare un muro interno di isolamento, che spesso riesce a contenere e sconfiggere la progressione dei funghi. È evidente che se andiamo a danneggiare questo ispessimento, anche tagliando raso il ramo sul tronco, ad esempio, priviamo la pianta di questo sofisticato meccanismo di isolamento interno del danno!
Foto 3

Foto 3

Foto 4

Foto 4

Epoca di potatura. Qualcosa da dire anche qui. L'epoca migliore è quando le foglie delle piante sono completamente cadute. Perché? Il motivo è da ricercare nel fatto che in quest'epoca non vi sono, nell'aria, parassiti fungini o batterici, nè insetti in grado di veicolare spore o virus, in grado di contaminare le ferite di taglio. Potare a fine marzo od ai primi di aprile è sbagliato, inoltre, anche perchè si vanno a rimuovere quelle gemme che hanno lavorato silenziosamente durante l'inverno, e che si ritrovano, pronte, all'inizio della primavera, a schiudersi. Pensate, ogni gemma racchiude in se' già tutta la struttura futura del ramo che si svilupperà! Rimuovere le gemme schiudenti significa sprecare le risorse impegnate dalla pianta, ed obbligarla a smobilitare, con un grande sforzo, le riserve nutrizionali per elaborare, in fretta e furia, nuove gemme (ciò a scapito di fiori e frutti futuri), indebolendola ulteriormente.

Le piante abbattute meritano un paragrafo a parte. Perché i ceppi non vengono rimossi completamente?
Perché costa, è evidente, e spesso non è specificato nel capitolato se l'abbattimento comprenda anche la rimozione del ceppo (foto 5). La legge Ronchi dell'ormai lontano '94, prevedeva l'istituzione di un regolamento del verde da parte dei comuni. Il principio ispiratore era quello di tutelare gli alberi, anche quelli sorgenti in aree private, considerati, per gli apporti atmosferici di ossigeno e la rimozione di anidride carbonica, comunque patrimonio pubblico. Per questo motivo prima di abbattere una pianta occorre presentare una domanda al comune che si incaricherà di approvare o meno l'abbattimento in funzione di motivi che lo giustifichino, come malattie, pericolosità, ecc. La cosa vale per i privati, ma non dovrebbe valere ancor più per il patrimonio pubblico del comune?
Il regolamento del verde sancisce la piantagione di nuove essenze in sostituzione di quelle abbattute. È stato fatto?

Foto 5

Foto 5 i ceppi lasciati in via Matteotti dopo l'abbattimento di alcune piante

Emergenza per i platani, sotto attacco dal "cancro colorato"

Capitolo a parte meritano i platani. (foto 6) Queste piante stanno subendo, da qualche anno, attacchi vigorosi da parte di Ceratocystis fimbriata (cancro colorato del platano), tanto da essersi resa necessaria una normativa nazionale, recepita anche da Regione Lombardia, atta a tutelare il patrimonio arboreo rappresentato dagli esemplari di questa specie. Dato che il fungo si trasmette specialmente attraverso le ferite di taglio, ma anche le fessurazioni radicali, se ne è resa obbligatoria la lotta. Ora, mi risulta che il nostro territorio sia compreso in una zona di contenimento della malattia  (cioè in una zona dove la malattia è presente e non è più eradicabile), motivo per cui l'amministrazione dovrebbe per lo meno segnalare e far visionare dall 'ERSAF  (ente regionale per i servizi all'agricoltura e alle foreste) le piante di platano prima di potarle(è stato fatto?).

Inoltre gli interventi di potatura dovrebbero avvenire solo se strettamente necessari (era necessario?) e durante il riposo vegetaivo delle piante (ai primi di aprile?). Occorre evitare di fare tagli di grandi dimensioni (che permettono al fungo un più facile accesso), e disinfettare gli strumenti di taglio (non credo sia stato fatto...). Se non si rispettano queste norme è molto facile che la crittogama si possa ulteriormente diffondere, e l'amministrazione pubblica dovrebbe essere la prima a dare l'esempio.

Quando si "mette le mani" su una pianta, occorre avere un approccio sensibile e delicato. Le piante sono esseri viventi, e bisogna conoscere molto bene la loro fisiologia, prima di usare le motoseghe e le cesoie, seppur su ordine di qualcuno.
Si fa presto a dire : "e solo una pianta!". Quando rimarrete senza ossigeno a chi vi rivolgerete?

Mario Pria

Dr.agr. Mario Emanuele Pria - Manutenzione giardini e terrazzi - Corsi online di giardinaggio - www.marioemmepi.it - [email protected] - 3356032955

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1 commenti

Paola :
Si attende con fiduciosa speranza la pubblicazione della risposta data con lettera aperta al Dott. Pria dal vice-sindaco Marco Righini. | giovedì 04 aprile 2019 12:00 Rispondi