26 anni fa la strage di via D’Amelio, Mattarella: «Non smettere di cercare la verità»
Il Presidente della Repubblica nel giorno delle commemorazioni: «Borsellino era un giudice esemplare. Le sue inchieste hanno costituito delle pietre miliari nella lotta contro la mafia in Sicilia»
19 luglio 2018
Il 19 luglio 1992, la mafia fece strage del Giudice Paolo Borsellino e di cinque agenti della sua scorta. «Onorare la memoria del giudice Borsellino – dichiara il Capo dello Stato Sergio Mattarella in occasione del 26° anniversario di quel massacro - e delle persone che lo scortavano significa anche non smettere di cercare la verità su quella strage». Il Presidente della Pepubblica interviene a venti giorni dalla consegna delle motivazioni della sentenza della Corte d'assise di Caltanissetta, che nell'aprile 2017 ha concluso l'ultimo processo sulla strage di Palermo. Fiammetta figlia minore del giudice e il il pm Claudio Fava presidente della Commissione antimafia siciliana e figlio di un'altra vittima di mafia chiedono alle Istituzioni di fare luce sui tanti misteri: «perché ancora senza risposta». «A ventisei anni di distanza - continua Sergio Mattarella - sono vivi il ricordo e la commozione per il vile attentato di via d'Amelio, in cui hanno perso la vita il giudice Paolo Borsellino e gli agenti Agostino Catalano, Walter Eddie Cosina, Vincenzo Li Muli, Emanuela Loi, Claudio Traina. Borsellino era un giudice esemplare - continua Mattarella-: probo, riservato, coraggioso e determinato. Le sue inchieste hanno costituito delle pietre miliari nella lotta contro la mafia in Sicilia. Insieme al collega e amico Giovanni Falcone, Borsellino è diventato, a pieno titolo, il simbolo dell'Italia che combatte e non si arrende di fronte alla criminalità organizzata».
19 luglio 2018