Affaire Bellaria, i residenti chiedono risposte al Sindaco Molinari: «non ci riceve»

«L’escussione delle fidejussioni permetterebbe di terminare i servizi promessi. Pronti anche ad andare in tribunale»

La delegazione dei residenti del nuovo quartiere di Bellaria

La delegazione dei residenti del nuovo quartiere di Bellaria Peschiera Borromeo, via Fallaci

«Noi vogliamo che l’Amministrazione si prenda in carico il problema, in fretta»

Peschiera Borromeo, sabato 11 febbraio 2017 – Alla luce della sentenza del Consiglio di Stato che ha cancelllato il lotto 2 la scuola materna e il parco previsti nel Piano Integrato di Intervento di Bellaria (P.I.I.), una delegazione delle 120 famiglie residenti nel nuovo quartiere di Bellaria realizzato fra la Sp Paullese e lo stabilimento Mapei di Mediglia ha incontrato la stampa, esternando tutta l'amarezza e la delusione per come l'amministrazione Molinari, sta gestendo la questione:  «Ancora una volta – spiegano i residenti - vogliamo dire a chi ci amministra che necessitiamo di una soluzione urgente. Vogliamo risposte, abitiamo qui da 5 anni. Nonostante le richieste di incontro con il sindaco dal mese di agosto non siamo più stati ricevuti, ma anche a fine agosto siamo stati ricevuti solo dall’Assessore al Bilancio D'Andrea, il Sindaco non c’era.  Abbiamo protocollato una richiesta di incontro lo scorso 26 gennaio e fino ad oggi non c’è stata ancora risposta. Nessuna risposta anche alle centinaia di email di sollecito che abbiamo inviato singolarmente a tutta la Giunta. Anche Il delegato di Frazione il Presidente del Consiglio Isabella Rosso dopo le prime timide interazioni non ha più risposto alle nostre numerosissime sollecitazioni». Il gruppo poi spiega il contenuto dell’ultima risposta avuta dal sindaco Molinari: «A inizio agosto avevamo chiesto all’amministrazione cosa avessero intenzione di fare  in questi mesi. Ci risposero che dopo la sentenza del Consiglio di Stato ci avrebbero ricevuto. Ma ancora niente».
I residenti puntano il dito sulla mancanza di pianificazione in materia dell’amministrazione comunale in carica:  «Ci saremmo aspettati, che avessero già elaborato un piano operativo. Era molto semplice, c’erano solo due opzioni, o il Consiglio di Stato dava ragione agli operatori oppure gli dava torto. Per tutti e due i casi andava già pianificato un piano di azione».

«Chiediamo –  continuano con piglio risoluto gli acquirenti delle unità abitative di Bellaria - vogliamo, esigiamo che ci sia la doverosa  attenzione dell’amministrazione rispetto alla sentenza del Consiglio di Stato, che deve essere presa come nuovo punto di partenza per la risoluzione del nostro calvario. Bisogna risolvere i problemi del nostro quartiere in fretta.  Noi siamo gli acquirenti abbiamo comprato una casa dove ci dovevano essere una serie di servizi come la scuola materna e il parco pubblico. Noi vogliamo – continuano all’unisono i presenti - che il lavori per terminare la piazza partano domani, che sia approvato il nuovo E.R.I.R. (Elaborato tecnico Rischio di Incidenti Rilevanti) con il quale vengono meno le indicazioni per la realizzazione solo parziale della piazza. Chiediamo di sapere cosa intende fare l'Amministrazione comunale per la realizzazione della scuola materna e del parco pubblico previsti e dove intende farli, e cosa vogliono realizzare nell'area dove avrebbero dovuto sorgere originariamente. Se non si risolve con le buone siamo disposti anche ad andare in tribunale».

I presenti non ne vogliono sapere di ricercare le cause che hanno condotto a questa situazione e vogliono guardare avanti:  «Siamo stufi – ribadiscono i residenti - della dietrologia politica, Falletta la vedeva in una maniera, Zambon in un'altra e Molinari chi lo sa. Noi vogliamo che l’Amministrazione si prenda in carico il problema e che il suo agire sia dettato dall’urgenza. Non si capisce come mai dopo che la piazza sia stata deliberata dal Commissario, che il permesso di costruire sia stato rilasciato dal Comune il 20 settembre, i lavori non siano ancora partiti. Cosa aspettano? Il Comune dovrebbe  obbligare  i costruttori a realizzare la piazza, pena la escussione delle fidejussioni depositate. In questo modo si potrebbero realizzare anche i servizi  previsti dal Piano Integrato di Intervento».

Il principio a cui fanno appello gli acquirenti del P.I.I. di Bellaria è molto semplice. Hanno comprato sulla carta quando tutto era stato deliberato, ed era tutto in regola. La scelta di pagare qualcosa in più rispetto ad altri quartieri residenziali era  giustificata per i servizi alla comunità che per sua natura il Piano Integrato di Intervento garantiva. Ora che questi servizi non sono stati realizzati, non per colpa degli acquirenti, chiedono giustizia: «Io ho comprato e pagato – dichiara uno degli intervenuti - ogni singolo euro per avere quello che mi hanno promesso. Se l’intervento urbanistico non doveva essere realizzato,  dovevano bloccarlo, c’era tutto il tempo. I palazzi sono stati edificati nel 2011 e quando sono arrivati al tetto hanno tirato fuori della cause ostative. Era tutto in regola quando abbiamo comprato».

«Il TAR e poi il CdS – spiegano ancora i presenti - hanno giudicato in base ai documenti e i pareri acquisiti agli atti, non sono mai entrati nel merito dei nuovi documenti introdotti dal 2013 in poi.  L’amministrazione Zambon ha avvallato un E.R.I.R.  che deve essere approvato e fatto proprio dall’Amministrazione comunale che prevede un piano di rischio diverso che cambia le distanze.  La natura della produzione della Mapei può essere cambiata nel frattempo. Noi oggi non possiamo guardare indietro dobbiamo risolvere il problema che abbiamo. In un certo senso siamo vittime di una faida politica e del sistema Italia. Si stanno spendendo – espone  la delegazione dei residenti - una marea di soldi in cause e tribunali, avrebbero già sistemato i problemi esistenti».
 
Fra i presenti si leva una voce in un residente: «Faccio l’ingegnere e posso dire che la storia dei perossidi esplosivi  è un'invenzione pura per fare del casino e sollevare un polverone 5 anni fa.  È stato fatto terrorismo psicologico. È più probabile che un areo in atterraggio a Linate sbagli rotta e piombi sul nostro quartiere che quei perossidi esplodano. Io a casa mia sono tranquillissimo e mi sento sicuro, il mio problema sono i rumori della Mapei e il vivere – conclude l’ingegnere - dopo tanti anni un'area che è ancora un cantiere».

«Abbiamo anche subito,
– concludono i residenti - una beffa incredibile. Finché si pagava l’ICI sulla prima casa, essendo accatastati A2 pagavamo un'aliquota molto alta proprio per i servizi che dovevano esserci in questa area. Abbiamo pagato le case un valore più alto rispetto alla media proprio per il contesto, la tipologia, in cui erano inserite nel Piano Integrato di Intervento approvato».
Giulio Carnevale