Il Cardinale Tettamanzi a Ponte Lambro: «La diversità è un valore»

Presente anche il Monsignor De Scalzi: «Le istituzioni sono in crisi, ognuno deve diventare trasmettitore della fede»

Dopo l’ultima visita pastorale del Cardinale Martini, nel 1999, a distanza di undici anni, il Cardinale Dionigi Tettamanzi ha incontrato, nella Parrocchia di Ponte Lambro, le comunità che operano nei quartieri Mecenate e Forlanini. Un territorio dove la frammentarietà e le differenze regnano sovrane. Basti pensare che, nel raggio di pochi metri, vivono bambini che faticano a mangiare più volte al giorno e altri, più che benestanti, che sfoggiano cellulari di ultima generazione. Eppure condividono le piazze, il pallone, i discorsi. Una realtà dunque affascinante, ma che spinge a pensare. Sono cinque le parrocchie che fanno parte dell’Unità pastorale Forlanini e che contribuiscono, attraverso la propria attività, al miglioramento del territorio e allo sviluppo della vita religiosa dei fedeli. La Parrocchia Sacro Cuore in Ponte Lambro conta oltre mille famiglie, molte delle quali straniere.
La piccola comunità di Monluè è la più antica e la più piccola delle cinque.
La Parrocchia di San Galdino, in via Salomone, abbraccia tutto il quartiere Mecenate. Ci sono poi le comunità di San Nicolao della Flüe e la parrocchia Beata Vergine Addolorata, che comprendono le zone di viale Ungheria e via Bonfadini. Il cardinale Tettamanzi ha puntato molto l’attenzione sulla diversità come arricchimento.
«La diversità è un valore - dichiara - essere cinque parrocchie è un incentivo a salvaguardare sì le proprie specificità, ma spinge anche a confrontarsi l’una con l’altra, interrogandosi sull’operato della singola parrocchia per contribuire tutti insieme a diffondere i principi cristiani». Fondamentale è, secondo l’arcivescovo, curare le relazioni, dentro e fuori le comunità ecclesiali. «Oggi più che mai i ragazzi - afferma - hanno bisogno di essere accolti e accompagnati per come sono, con tutte le loro domande e contraddizioni, all’incontro con il Signore». Dunque, relazione, formazione, accompagnamento, accoglienza sono le parole chiave sulle quali invita a riflettere e attraverso cui agire. «Quello che tu sei e quello che tu fai grida di più di quello che dici». Un appello dunque al fare, nella propria quotidianità. Alla serata, accanto al Cardinale Tettamanzi, il Monsignore Erminio De Scalzi, vicario della città di Milano, che invita a riflettere sul cambiamento dei tempi. «Molti sono cristiani  - afferma De Scalzi - perché hanno imparato a esserlo nell’ambito della propria famiglia, negli oratori, nelle scuole, nelle comunità. Queste istituzioni – è sotto gli occhi di tutti – sono in crisi, dunque ognuno di noi deve diventare missionario, trasmettitore della fede, contare sul singolo più che demandare all’istituzione». Viene dato poi spazio agli interventi dei presenti. Il Cardinale Tettamanzi sorride, si mette in posa per le foto con i parrocchiani e racconta qualche aneddoto del periodo genovese, suscitando risate generali. Racconta di una visita in una comunità genovese, “Ama la Parrocchia altrui come la tua!” declamava e i genovesi  “Eh no, troppo!”. Si ride, si scherza sul cliché secondo cui i genovesi siano taccagni. E si conclude con un appello alla carità. Il cristiano salva la propria anima quando salva quella altrui. «Spesso si arriva all’anima - afferma Tettamanzi - attraverso il corpo, le esigenze terrene. Sostenere quindi materialmente chi ha bisogno, attraverso l’accoglienza, è dovere di ogni cristiano». La serata si conclude con la preghiera e la benedizione dell’Arcivescovo. Emerge un’immagine nuova di parrocchia, non più autoreferenziale, ripiegata su se stessa. Grazie alla collaborazione delle cinque parrocchie del territorio, esiste un presbiterio, un insieme di preti che si confrontano e collaborano per migliorare il territorio nel quale operano. Si diffonde anche una nuova figura di laico, corresponsabile delle attività parrocchiali. Insomma, una chiesa legata alla realtà e sempre in cammino. Lo conferma il Monsignor De Scalzi indicando il Cardinale Tettamanzi: «Lui ha il manubrio, io i pedali».

Elisa Giacalone