Il 2013 dell’edilizia: fine della corsa all’oro, si riparte dalla gente

Il 2013? Per chi vende (e compra) case non sarà solo mal di fegato. Le conseguenze della crisi economica sul il settore edilizio-immobiliare hanno non solo il sapore della vendetta contro la bolla speculativa scoppiata sui prezzi delle abitazioni

 «I dati parlano chiaro: negli ultimi anni siamo andati fuori mercato. Nel settore ci sono stati veri e propri eccessi che oggi sono da rettificare». La dichiarazione è di Lorenzo Bellicini, Direttore tecnico del Cresme, Centro Ricerche Economiche e Sociali di Mercato per l’Edilizia e il Territorio, invitato a partecipare.i dati della crisi, di cui è stata data lettura martedì 23 ottobre a Peschiera Borromeo durante il meeting La casa tra bisogno e mercato, sanno anche di margini di evoluzione, di rischio e coraggio, di innovazione e di nuova frontiera, come il business del risparmio e della gestione, la bioedilizia, le fonti rinnovabili, la trasformazione urbana.
Grande l’interesse del pubblico per l’esposizione di Bellicini, che ha snocciolato numeri e percentuali sul lungo declino dell’edilizia italiana, sorta sotto l’ottima stella del boom economico (1951-1965) - durante il quale la compravendita di case crebbe a fronte di un controllato andamento dei prezzi - man mano ammaloratasi nel corso dei decenni allorché i costi diventarono insostenibili. Una sessantina i convenuti all’evento patrocinato dal Comune di Peschiera Borromeo e dai Comuni del Sud Milano, organizzato dalla Cooperativa Edificatrice Lavoratori in occasione del suo 60° anniversario, assieme a LegaCoop Abitanti e allo stesso Cresme. Al tavolo, il presidente della Cooperativa Sergio Bombelli e l’assessore Stefano Tognolo.
Fine della corsa all’oro, è il messaggio per tutti: a partire dal 2013, la logica delle nuove costruzioni deve cedere il passo alla trasformazione dell’esistente. Un esempio su tutti, la città di Roma: «Il vecchio concetto “Più lontano dal centro sto, meglio è” non regge più: pagare 400 euro al mese in più in benzina e parcheggi pur di vivere fuori mano non conviene più - ha incalzato Bellicini -. Il mercato si è già riconfigurato e va verso la selezione». Selezione tipologica: quali prodotti vanno bene e su quali mercati bisogna puntare. Selezione imprenditoriale, quindi, con il coraggio di vendere altro da mattoni, cemento, tondini. Selezione sociale: più tecnologia e case low cost.
«E non si dica che c’è un problema di risorse - denuncia Bellicini - il Paese finora è stato capace di puntare sul fotovoltaico più di 60 miliardi. Quel che ci vuole è un cash-flow continuo, fatto di piccole entrate, di continui piccoli interventi. E la capacità di scommettere su partenariato tra pubblico e privato, di introdurre Building Information Modeling e di fare manutenzione ordinaria, in grado di rendere 36 miliardi di euro l’anno contro i 25 miliardi delle nuove costruzioni».
Il mondo è già cambiato e la casa deve tornare in mano al mercato, a chi la dovrà abitare. Secondo i partecipanti, resta da verificare se l’attuale clima tecno-politico sia in grado di accompagnare il settore nell’uscita dalla crisi; e se i buoni segnali emessi quest’anno da Stati Uniti e Gran Bretagna - dove si notano sintomi di una certa ripresa - non siano il miraggio di un’altra oscillazione. Prima di nuovi crac.
Marco Maccari