Quando fare jogging diventa pericoloso: corridori peschieresi, non vestitevi di scuro e utilizzate percorsi protetti!

Penso che, se all’idiozia si potesse assegnare un punteggio, alcuni uomini (e donne) che fanno jogging meriterebbero il primo premio. Probabilmente, però, si dovrebbero accontentare di un insoddisfacente ex equo, perché, a ben guardarsi intorno, l’idiozia sembra essere anche una malattia molto contagiosa.

Un merito, oltretutto, che andrebbe condiviso con le aziende di produzione di articoli sportivi per runners le quali sembrano non aver considerato, nella scelta dei colori da proporre alla propria clientela, tinte che non siano il colore... scuro. 
È veramente incomprensibile, per una persona normo-dotata di buon senso, come sia possibile indossare tute invernali scure, ovvero rivestirsi, da capo a piedi, con abbigliamento che non sia chiaro e, soprattutto, altamente visibile.
Il codice della strada prevede per gli automobilisti in panne d’indossare giubbetti ad alta visibilità e questo è un accorgimento assolutamente di buon senso. 
Altresì il suddetto codice non prevede alcuna norma per i runners che capita d’incontrare, anche la mattina presto o la sera dopo il tramonto, sia sulle strade interne del nostro Comune che, incredibilmente, anche sul viale Achille Grandi che costeggia l’Idroscalo. 
Ultimo caso, l’altra sera verso le 18, con una leggera nebbiolina che limitava notevolmente una limpida visione della sede stradale, m’è personalmente capitato d’incontrare la vincitrice del premio idiozia 2013.
Una giovane signora, vestita da capo a piedi in nero, priva di qualsiasi presidio luminoso o rinfrangente, cuffiette del walkman calate sotto il berretto (ovviamente scuro!), correva sulla carreggiata stradale del citato vialone. Chiunque abita a Peschiera sa che questo viale, che collega il Comune di Peschiera con quello di Segrate, è di una pericolosità assoluta in quanto possiede due corsie per ogni senso di marcia sulle quali le vetture corrono ben oltre gli 80 km/h prescritti dalla segnaletica. Tra l’altro le corsie non sono larghissime e, soprattutto quella di destra, è delimitata da un pericolosissimo guardrail in acciaio.
Anche rispettando tassativamente il limite imposto, ritrovarsi dietro il curvone che costeggia il bacino dell’Idroscalo una persona che corre sul lato destro della corsia non è assolutamente piacevole: se poi tutto accade al buio e con una leggera bruma la cosa diventa veramente molto, molto pericolosa.
Mi domando, a questo punto, se esista una logica che forse mi sfugge: perché correre in mezzo a una strada come il viale Achille Grandi quando il nostro territorio è ottimamente dotato di percorsi protetti e di un parco agricolo meraviglioso? Perché indossare, in pieno inverno, con la nebbia, abiti a scarsissima visibilità? Perché, se l’idiozia dei produttori è tale da proporre questi colori per le loro linee invernali di jogging (sic!), non dimostrare quanto meno d’essere persone attente alla prevenzione e sicurezza, indossando presidi luminosi o rinfrangenti ad alta visibilità (esistono prodotti tipo 3M ottimi allo scopo ed a costi irrisori)? 
Ma forse, più che capire, occorre semplicemente fermarsi ogni tanto e provare a collegare il cervello: non possiamo continuare a incolpare altri anche per responsabilità che ci riguardano direttamente, non possiamo adeguarci e conformarci a scelte di terzi senza averle fatte passare preventivamente attraverso il valore aggiunto del nostro buon senso. In tema di prevenzione e sicurezza in genere, e stradale in particolare, abbiamo, tutti, ancora molto da imparare; dobbiamo soprattutto crescere nella consapevolezza che i nostri comportamenti e le nostre scelte possono determinare la frazione di secondo che separa la nostra (ed altrui) vita dalla morte.
 
Roberto Pons