Caso Fiat, tutti hanno perso

In sintesi, l’accordo prevede la nascita di una nuova azienda, sulla falsariga di Pomigliano, in cui avranno rappresentanza soltanto i sindacati che hanno sottoscritto l'accordo. Proprio per questo, la Fiom, che ha definito l'accordo "un ricatto", rischia di restare fuori. Ma l'intesa è destinata a cambiare anche sensibilmente il modo di lavorare nello stabilimento torinese. Pause più corte, possibilità di arrivare a 18 turni settimanali, giro di vite sull'assenteismo. Non solo l’accordo è stato un ricatto, ma anche il referendum si è giocato su questo crinale, perché il management ha affermato che, in caso di prevalenza dei "no", avrebbe portato gli investimenti in altri lidi. E su questo fronte ha giocato compatto con i sindacati firmatari dell’accordo e con il Governo; mai si era visto un Presidente del Consiglio affermare che se avessero vinto i "no", FIAT avrebbe fatto bene ha portare gli investimenti fuori dall’Italia, ma per il ruolo istituzionale che ha tale figura, avrebbe dovuto lavorare per trovare sintesi tra le diverse posizioni, garantendo che gli investimenti rimanessero comunque in Italia. In ogni caso, tutti hanno perso: ha perso chi ha spinto per produrre fratture nel fronte sindacale, ha perso chi ha firmato l’accordo e ha portato a un’ulteriore accentuazione della divisione tra i sindacati, ha perso la FIOM, in quanto ha avuto un significativo risultato dal referendum, ma è fuori dalla FIAT e dovrà definire una nuova strategia. Ma possiamo sicuramente affermare che ha perso anche il Governo, che non è stato in grado di svolgere un ruolo super partes e non solo per la pessima figura di cui sopra, ma perché comunque risulta pendente una richiesta di cassa integrazione da parte della FIAT. In ogni caso, la decisione di escludere un sindacato come la FIOM dalla rappresentanza dei lavoratori lede gli articoli della Costituzione Italiana numero 18 (“I cittadini hanno diritto di associarsi liberamente, senza autorizzazione, per fini che non sono vietati ai singoli dalla legge penale.

Sono proibite le associazioni segrete e quelle che perseguono, anche indirettamente, scopi politici mediante organizzazioni di carattere militare"), numero 39 (“L'organizzazione sindacale è libera") e numero 40 (“Il diritto di sciopero si esercita nell'ambito delle leggi che lo regolano”). Ritengo che la vera novità nell’ambito delle relazioni industriali sarebbe quella di applicare, come viene da sempre fatto in Germania, l’articolo 46 della Costituzione, che recita: “ai fini della elevazione economica e sociale del lavoro e in armonia con le esigenze della produzione, la Repubblica riconosce il diritto dei lavoratori a collaborare, nei modi e nei limiti stabiliti dalle leggi, alla gestione delle aziende”. Solo quando i sindacati potranno esprimere propri rappresentanti nei consigli di amministrazione, come nel modello tedesco, allora e solo allora si potrà parlare di compartecipazione nella gestione dell’azienda.

“Il lavoro è umano solo se resta intelligente e libero”