Dalla Puglia la storia di Felice Basile, il padre di famiglia che si è appellato al Presidente Mattarella per il diritto alla casa, fa il giro d’Italia

Il cittadino residente ad Altamura (Ba), costretto a chiudere la sua azienda, ora disoccupato,denuncia l'abuso da parte di due banche

La residenza di Felice Basile (nel riquadro)

La residenza di Felice Basile (nel riquadro)

Con una missiva del 18 febbraio 2020 inviata al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, come Presidente del CSM, al Ministro della Giustizia Bonafede, al Prefetto di Bari, al Presidente della Corte di Appello, al Procuratore Generale presso la Corte di Appello e al Procuratore della Repubblica, Felice Basile di Altamura (Ba), ‘titolare di una Ditta Individuale (cessata), disoccupato e senza più alcun reddito, padre di quattro figli, che ha assolto al meglio i propri doveri di cittadino, con un percorso lavorativo fondato su coerenza e responsabilità e un percorso di vita caratterizzato da impegno civile, etico e morale a favore del bene comune’, informa le Autorità che vive in una condizione assurda e di estrema difficoltà, in quanto non hanno, lui e la sua famiglia, alcun riconoscimento e alcuna garanzia dei diritti inviolabili dell'uomo, sanciti dalla Costituzione Italiana. Una vicenda grave e drammatica.

«A causa degli abusi perpetrati da due banche di fiducia con cui lavoravo, sono stato costretto a chiudere la mia attività lavorativa per installazioni di impianti industriali elettrici». - scrive  Felice Basile nella sua lettera. L'uomo racconta che pur subendo la revoca brutale di tutte le linee di credito e la messa a sofferenza nella Centrale Rischi della Banca D’Italia non si è mai sottratto alle sue responsabilità per onorare gli impegni creditizi assunti. Perciò si è più volte rivolto alle Istituzioni «che dovrebbero garantire i diritti dei cittadini», aggiunge. Basile continua illustrando come le istanze avanzate e/o le denunce di presunti abusi non sono mai stati presi in considerazione: «oggi mi vedono soccombere ingiustamente a dei provvedimenti Contra Legem, frutto di elusioni, interpretazioni e mancata applicazione delle norme, in spregio ai codici che regolano il processo civile e penale».

Il riferimento è quello che  l'uomo residente ad Altamura considera  un vero e prorpio “furto” dell’abitazione, subito per l’azione esecutiva di due Istituti di Credito, «senza alcun fondamento giuridico», che possa giustificare la procedura giudiziaria con la vendita all’asta dell’intero suo patrimonio immobiliare, grazie al quale un funzionario di una banca coinvolta, si è aggiudicato ad un terzo del valore commerciale «con una partita truccata», l’unica abitazione in cui vive, tutelata dalla legge. Ha denunciato diverse volte all’Autorità Giudiziaria fatti, circostanze e abusi perpetrati dalle due banche nei confronti della sua Ditta Individuale, offesa in alcuni procedimenti penali inerenti la procedura esecutiva. In data 12 settembre 2019 veniva eseguita l’Ordinanza di sgombero dell’abitazione, poi rinviato. Intanto l’esecuzione delle procedure riunite generava in data 11 novembre 2019 il decreto ritenuto  illegittimo di trasferimento dell’abitazione a favore di un funzionario della Banca Popolare locale.

Il Decreto di trasferimento è stato opposto per motivi di collusione e conflitto di interessi, senza che sia sta eseguita la sospensione dell’esecuzione, così come previsto dalla legge. In data 22 gennaio 2020 viene posto in atto un secondo intervento di sgombero forzoso, alla presenza della sindaca di Altamura.

Diverse associazioni e numerosi cittadini si riuniscono per manifestare pacificamente e stringersi con un cordone umanitario intorno all’abitazione contro l’accesso forzoso. La resistenza pacifica aveva prodotto una dilazione di sei mesi per il rilascio dell’immobile (salvo provvedimenti dell’Autorità Giudiziaria, aveva fatto aggiungere Felice Basile, speranzoso che nel frattempo la Procura fermasse questo meccanismo ad orologeria).  Ma la giudice dell’esecuzione è stata irremovibile e ha anticipato i tempi del rilascio a soli 45 giorni dopo, verso la fine di marzo quindi.

Di fronte a questa corsa a ostacoli verso il precipizio a Basile non resta che ricorrere alle massime Autorità affinché “siano garantiti tutti i diritti previsti dall’Ordinamento Costituzionale”, richiamati negli articoli 2, 3, 4, 9, 35, 38, 47, 101, 111 e 112. Basterà questo appello per fare luce e dare seguito alla denuncia circostanziata, facendo cessare l’azione delle banche e della giudice dell’esecuzione “viziata nella forma e nella sostanza”?

Paolo Rausa