L’11 settembre 2001 nei ricordi di Brattoli: «Una esperienza forte e traumatica, spero irripetibile»

L’ultramaratoneta peschierese era a Manhattan proprio durante l’attacco alle Twin Towers


«Mi trovavo a New York per trascorrere un periodo di vacanze; ricordo che stavo passeggiando lungo la Quinta Strada, quando alle 8.45 di quel disgraziato giorno ho sentito un boato tremendo.  Mai avrei immaginato che un aereo avesse potuto colpire una delle Twin Towers. Sono passati solo pochi minuti e, alle 9.06, ho sentito un secondo schianto: un altro aereo aveva colpito la seconda torre. Immediatamente ho visto la gente allarmarsi, file di camion di pompieri andare tutti verso quello che ora è Ground Zero ed enormi nuvole di fumo grigio invadere la città. Si sentiva la gente per strada che piangeva disperata. A quel punto ho deciso di avvicinarmi al luogo della strage ma avevano già chiuso la zona e non ci si poteva più accedere. Centinaia di persone si accalcavano attorno alle transenne, in lacrime, sperando che i propri cari fossero ancora vivi. Un turbinio di pensieri ed emozioni mi passarono per la testa in quel momento, è stata un'esperienza davvero forte e traumatica, spero irripetibile. È davvero difficile descrivere il senso di vuoto e angoscia che provai quel giorno.
Già dopo qualche ora – continua Brattoli – le Forze dell'ordine avevano attuato le più strette misure di sicurezza e tutti i voli erano stati bloccati; ciò mi costrinse a tornare in Italia tre giorni più tardi. Sempre per questioni di sicurezza, le autorità avevano intenzione di sospendere anche la maratona di New York a cui ero iscritto e che si sarebbe tenuta due mesi dopo. Alla fine, però, decisero di farci gareggiare. È stata la maratona più bella che abbia mai fatto; migliaia di persone lungo 42 km di percorso ci hanno dato coraggio e noi abbiamo dato coraggio a loro. Si è sentito forte nell'aria un grande spirito di solidarietà.
Oggi dopo 10 anni dall'accaduto ho deciso di tornare a New York e ripetere l'impresa per stare vicino a tutti coloro che quel giorno hanno sofferto».
È proprio grazie a persone come Raffaele che oggi è possibile conoscere le molte sfaccettature della storia e riportare alla memoria la vita di tutte le persone scomparse tragicamente. Una parte di storia quel giorno è stata strappata all'America e quella medesima parte rimarrà per sempre un ricordo indelebile di uomini, uomini che hanno vissuto quel giorno mentre la storia accadeva sotto i loro occhi...

Giancarlo Capriglia